Salerno – C’è un gentile, biondo ed agguerrito tocco salernitano nel collegio difensivo dell’inchiesta – italiana e francese – ‘tenda bis’. Barbara Sirignano, avvocato penalista di Agropoli, fa parte del pool di legali impegnati a far emergere la verità giudiziaria nell’inchiesta che sta sconvolgendo il Nord Italia ed il Sud della Francia. Barbara Sirignano è stata impegnata in processi di rilevanza nazionale, attualmente collabora con la criminologa Roberta Bruzzone su temi sociali contro la violenza sulle donne.
L’inchiesta ‘Tenda bis’, ha scosso l’opinione pubblica balzando su tutti i media nazionali e francesi. Al centro dell’indagine una partita di 100 mila euro di materiali da cantiere che, secondo la procura, invece di essere utilizzati per completare il traforo sarebbero stati rivenduti in nero ad imprese terze: uno degli indagati avrebbe fatto arrivare a casa propria addirittura la caldaia che doveva essere installata nel cantiere alla frontiera franco-italiana. «All’Anas gli hanno detto… adesso le rimontiamo, diamo una pulita e poi spariamo il cemento.. ma come? intanto cade la montagna e vuoi ancora sparare cemento?», dice al telefono un ingegnere a lavoro sul traforo. Leggendo gli atti dell’inchiesta anche la procura di Nizza ha acconsentito al sequestro di tutto il cantiere almeno per cinque mesi, misura che avrà le sue ripercussioni sia sui 70 operai al lavoro, sia sull’economia locale, ‘aggrappata’ al tunnel con la Francia ed alla sua costruzione.
L’inchiesta potrebbe allargarsi perché la Procura intende verificare la sicurezza di tutti i materiali utilizzati sin dall’inizio dell’opera nel 2013. Con la Procura di Cuneo si è mossa anche la magistratura di Nizza, in Costa Azzurra: il procuratore Jean-Michel Prêtre ha chiesto verifiche specifiche sul muro alto 11 metri che «protegge» la Rd 6204 a Tenda, dove i mattoni sono spaccati.
Il problema della sicurezza dei lavori è emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali tra i responsabili dello scavo. «Il tunnel nuovo è peggio di quello vecchio» è una delle frasi choc intercettate. O ancora: «Qua se non muore qualcuno continuiamo a lavorare alla c..zo di cane». A seguito dei risultati dei rilievi francesi c’è il rischio concreto che la «route dipartimentale» francese, il proseguimento della statale 20 in val Vermenagna, possa essere chiusa, isolando la valle Roya verso il Cuneese e viceversa.