Acerno (Sa) – Sevizie e maltrattamenti nell’ospizio di Acerno: arriva la condanna per 11 imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Ieri il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo ha inflitto la pena di un anno e 8 mesi di reclusione a Salvatore Di Nicola, Raffaele Pecoraro, Domenica Frasca, Annarita Cianciulli, Pierina Capone, Alfonsina Rubino, Giuseppe Guazzo e Antonio Vasso; un anno e 4 mesi a Gerardina Giudice; un anno a Dorina Meta e Donatella Iuliano. Tutti dovranno risarcire il danno, da quantificare in sede civile, alle parti civili. Ha patteggiato la pena ad un anno e 10 mesi Maria Rosaria Apadula. Il pm Fittipaldi, nelle scorse settimane aveva chiesto, a carico di ciascun imputato, la condanna a cinque anni e quattro mesi. Altri due imputati nel procedimento penale, nei mesi scorsi avevano patteggiato la pena. Mentre altri due sono stati rinviati a giudizio per cui affronteranno il dibattimento dinanzi ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Massimo Ancarola, Angelo Mancino, Francesco Rizzo e Cerrone.
Era l’autunno del 2016 quando i carabinieri posero fine alle sevizie e maltrattamenti ai danni degli ospiti della casa di cura. Razioni di cibo minime, schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni. Erano queste, come dimostrano le intercettazioni audio e le riprese video agli atti dell’inchiesta, le condizioni quotidiane di vita per una trentina di anziani e sofferenti psichici ospiti in una casa di cura ad Acerno. Non avevano spesso neanche il permesso di comunicare con i propri parenti e non potevano usufruire liberamente dei servizi igienici. A far scattare l’inchiesta sui gravi maltrattamenti che avvenivano nella sala comune della casa di riposo di Acerno furono due ex dipendenti. Fu grazie ai loro racconti, a tratti raccapriccianti, che partì l’inchiesta della Procura di Salerno, coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Masillo e dal pm Francesca Fittipaldi. La prima denuncia è di ottobre 2016. La Procura salernitana ottenne dal gip l’autorizzazione a piazzare delle telecamere per le intercettazioni ambientali. I dispositivi furono collocati nel punto centrale della struttura.