Napoli – Dopo l’estate si apriranno le urne per le regionali, importante banco di prova per il governo giallorosso. Ma nel frattempo per gli eletti pentastellati è già arrivato il momento di aprire il portafogli per finanziare la campagna elettorale del M5S nelle Regioni che si apprestano ad andare al voto. E il contributo economico chiesto di norma ai parlamentari per elezioni e manifestazioni si conferma oggetto di forti mal di pancia. Non è sfuggito, per esempio, il malumore di due deputati grillini, i quali oggi nei corridoi di Montecitorio non hanno lesinato improperi per la cifra (2.500 euro) che ogni parlamentare campano dovrà sborsare per rimpolpare le casse del Comitato elettorale a sostegno della candidata Valeria Ciarambino. Un contributo volontario, sì, “ma fino a un certo punto” – lo sfogo raccolto dall’Adnkronos – e che viene bollato come una vera e propria “stangata” dai malpancisti.
La richiesta dell”obolo’ era partita dal deputato Andrea Caso, vicepresidente del Comitato, Regione rappresentata in Parlamento da un largo numero di eletti grillini e su cui il Movimento punta molto per rilanciarsi. E nelle Marche – che esprime solo 12 parlamentari M5S – il contributo chiesto a ciascun eletto del territorio “potrebbe essere anche superiore”, ammette il senatore marchigiano Giorgio Fede, che segue da vicino il dossier regionali. Incassato l’accordo in Europa sul Recovery Fund anche grazie alla mediazione del premier Giuseppe Conte, il Movimento 5 Stelle – assieme a tutta la maggioranza – può tirare un respiro di sollievo, ma le tribolazioni non mancano. Il nodo da sciogliere resta quello delle alleanze sui territori. Ferruccio Sansa in Liguria è l’unico candidato unitario su cui M5S e Pd sono riuscito a trovare la quadra, anche se al termine di una trattativa travagliata. Nelle Marche – dove grillini e pentastellati hanno già individuato i loro rispettivi candidati – sottotraccia le due parti continuano a dialogare: l’ipotesi di un voto su Rousseau, di cui si parla con insistenza nelle ultime ore, potrebbe essere l’extrema ratio per dirimere la questione alleanze. Difficile invece che si riesca a trovare un accordo in Puglia, dove la candidata Antonella Laricchia è tornata a ribadire che il M5S non farà “nessuna alleanza con Emiliano e Fitto”. Sullo sfondo resta il nodo leadership, con il reggente Vito Crimi al centro delle critiche di una larga fetta della truppa parlamentare. Lo scorso giovedì i senatori hanno votato la modifica dello statuto del gruppo che conferisce all’assemblea più poteri decisionali: una formalità, dal momento che di questa modifica si parlava da mesi. Il capo politico, dunque, dovrà tenere in considerazione la linea espressa dagli eletti. “Ci sarà la possibilità da parte del gruppo, o di singoli, di presentare mozioni e farle votare dall’assemblea, con un abbassamento del quorum”, spiega il senatore Emanuele Dessì, tra coloro che hanno lavorato alla svolta.