Una storia che ritorna. Un finale tutto da scrivere.
Antonio Bassolino sindaco di Napoli. Così è stato, per gli ultimi sette anni del secolo scorso, così potrebbe essere ancora.
L’annuncio della sua candidatura (leggi qui) non sorprende. Ci aveva già provato cinque anni fa. Scelse di passare per le primarie. Scelta sbagliata.
A sconfiggerlo non fu il voto dei gazebo ma il Partito Democratico. Meglio perdere con De Magistris domani che con Bassolino oggi. E dunque primarie farsa: l’unica strada utile a evitare il capitombolo collettivo. Un intero gruppo dirigente spazzato via da un uomo costretto all’esilio politico. Sarebbe stato uno smacco oltraggioso.
Stavolta no. Bassolino scende in campo senza se e senza ma. E fa bene. Perché, detta in maniera cruda, il centrosinistra non ha nulla di meglio da offrire alla città di Napoli.
Chi ha vissuto gli anni della stagione bassoliniana sa bene come è andata. Dall’altare alla polvere. Per quasi un ventennio parlarne male era considerato eresia. Poi non se n’è parlato più e basta. Damnatio memoriae. Gli stessi che “bassoliniano” se lo facevano scrivere pure sulla carta d’identità, alla voce segni particolari, d’improvviso Bassolino non sapevano neanche fosse esistito. L’esperienza di governo del centrosinistra veniva travolta dall’emergenza rifiuti e Bassolino restava il solo a dover pagare il conto. Lo ha fatto, affrontando e superando tutte le vicende giudiziarie.
Nel frattempo, la sinistra, almeno quella che aveva goduto di tutte le sue vittorie, non faceva nulla. E infatti a emergere è stato l’unico che di Bassolino era un fiero oppositore, Vincenzo De Luca. Che però sta al gruppo dirigente democrat come l’ananas sulla pizza.
Il Pd napoletano, invece, ha generato fallimenti su fallimenti, perdendosi tra candidature improbabili e improponibili.
Ma in assenza del presente, il passato si è rifatto vivo.
Avrà più capelli bianchi ma intanto rappresenta qualcosa. E quando busserà alle porte gli apriranno e sarà riconosciuto. Magari lo faranno entrare, magari no.
Voi, invece, mostrerete la tessera del partito. E vi sarà domandato: chi siete?