Parte calmo, come sempre. Ringraziando nel corso del Consiglio regionale di oggi “medici, infermieri, dipendenti regionali e servizi pubblici”. Ma poi lancia forte e chiaro il suo messaggio politico. “La Campania si è salvata non per miracolo e non per fortuna, ma per l’impegno straordinario di tutte queste persone. E se è consentito perché c’è stato un presidente che ha buttato il sangue dalla mattina alla sera”.
E’ l’alba della fase due, ma non solo. E’ anche l’alba della fase del riscatto di Vincenzo De Luca. Sia perché ora ha tutta l’intenzione di riscuotere lavoro e meriti, sia perché sull’emergenza Covid-19 sta ricostruendo tutto il suo consenso. Con sondaggi che in alcuni casi lo danno favorito all’ottanta per cento (Winpoll-Sole 24 ore). Alla faccia di quel Pd locale che fino all’ultimo – anche dopo la direzione regionale che l’ha votato candidato alle prossime elezioni – ha continuato a lavorare per un altro nome, flirtando disperatamente con il M5S.
Ora che l’emergenza sanitaria non è di certo finita ma sembra cominciare a dare tregua, il presidente della Regione Campania ha tutta l’intenzione di cominciare a rivendicare i risultati e marciare spedito verso la sua riconferma a Palazzo Santa Lucia. Magari prendendosi anche qualcosa di più dal Governo, a Roma. Senza dimenticare chi è rimasto al suo fianco e chi invece ha fatto di tutto per ostacolare. Dai “portaseccia” ai paladini della “tamponite”.
“Grazie a quei pochi colleghi che hanno dato un contributo di merito – dice scandendo bene che si tratta di un numero risicatissimo – e non quelli che sono intervenuti offendendo la dignità della Campania e di coloro che hanno lavorato per due mesi”.
Due mesi di dirette fb che hanno sbancato per visualizzazioni ed oltrepassato l’oceano, arrivando fino in America. Ma soprattutto due mesi di ordinanze regionali che hanno anticipato il più delle volte il Governo, anche a costo di contraddirlo. Due mesi in cui la Campania ha retto e il Governatore è riuscito a mettere nell’ombra le criticità della sanità regionale, per non parlare delle ecoballe e di tutti quelli che sono da sempre i cavalli di battaglia dei suoi detrattori. In primo piano ora c’è solo quell’ “ecatombe” evitata ed il suo decisionismo: le bandiere che da oggi in poi sventolerà con forza, diretto verso il suo secondo mandato.