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Otto marzo, ma per le donne del Sud c’è poco da ‘festeggiare’

Tired business woman at workplace in office, holding her head in hands. Overworking, making mistake, stress, depression concept
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In occasione della Giornata internazionale della donna è giusto ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto in quasi tutte le parti del mondo; ma attualmente com’è la situazione femminile nell’Italia meridionale? 

Per la ricorrenza, la SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha designato un vero e proprio identikit della donna meridionale, in cui si evidenzia una situazione a dir poco sconcertante. “Le giovani donne meridionali subiscono una triplice ingiustizia a causa della disuguaglianza sociale, sotto forma di divario territoriale, generazionale e di genere” e infatti il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno è tra i più bassi in Europa con un divario sopra i 30 punti percentuali nel 2017. Solo una donna su tre lavora al Sud (in totale 2 milioni 283mila su 9 milioni 760mila in tutt’Italia). In particolare, la Campania ha un tasso di occupazione femminile (tra i 15 e i 64 anni) di 29,4% nella graduatoria europea stilata nel 2017; trovandosi penultima in classifica, prima della Sicilia ma preceduta da tutte le altre Regioni del Sud.

Ma anche il tasso di occupazione per le donne in possesso di laurea è ancora molto sconcertante: appena il 63,7%, contro una media dell’81,3% in Europa e del 79,8% del Centro- Nord. E, come se non bastasse, le donne laureate che lavorano al Sud guadagnano meno: reddito medio mensile netto di 300 euro inferiore a quello di un uomo (1000 euro contro 1300). 

Questa incertezza economica si ripercuote anche sui tassi di fertilità, ridotti sensibilmente negli ultimi anni: 1,29 figli per donna al Sud rispetto a 1,34 nelle regioni centrali e settentrionali. Un altro motivo sono i  servizi per l’infanzia offerti dalla pubblica amministrazione a dir poco ridicoli: solo in Campania la percentuale di bambini minori di tre anni che ha usufruito di servizi per l’infanzia è  del 3%, rispetto al 20% del Centro-Nord. 

Nonostante il quadro sia alquanto demoralizzante, un augurio va a tutte quelle donne che lottano per una condizione migliore per se stesse e i propri figli.

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