“Le primarie sono uno strumento. Quindi, per definizione, flessibile. Restano la via maestra per individuare i candidati sindaco. Ma di certo non ci impiccheremo nel loro nome. Non sarà uno strumento imposto. Ogni città potrà decidere”.
Enrico Letta parla davanti a una platea di una sessantina di sindaci democrat e chiude subito il capitolo che negli ultimi giorni si stava facendo più complicato, soprattutto qui a Napoli.
“Servono soluzioni”, sottolinea il numero uno dei dem. E, per sua fortuna, sotto il Vesuvio, il segretario del Pd Napoli, Marco Sarracino, da tempo ne ha scovate almeno due: Gaetano Manfredi e Roberto Fico.
I due nomi che hanno tutte le caratteristiche per tenere salda l’alleanza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Nel caso dell’ex rettore, compresa la parte del Pd più vicina a De Luca e compresa Italia Viva.
Giusto ieri sera, ai microfoni del Tgr Campania, Sarracino si era detto sicuro di poter evitare il ricorso alle primarie (un vero e proprio incubo, dati i precedenti) con un nome unitario. Oggi, le parole di Letta, che pure la scorsa settimana le aveva indicate come modello da seguire non facendo riferimento ad alcuna deroga, gli danno ulteriori motivi di forza e ottimismo.
A questo punto, il tavolo dove sta nascendo l’alleanza del centrosinistra col Movimento 5 Stelle potrebbe avere davvero una definitiva accelerazione. Tra qualche giorno, i protagonisti dovrebbero rivedersi e siglare l’accordo politico.
Certo, partendo dal programma, dalle cose da fare per Napoli, come ancora ieri ha tenuto a precisare il portavoce del Movimento Alessandro Amitrano. E soprattutto su un accordo su come farle, a partire da una legge che consenta a Napoli di scrollarsi da dosso buona parte del debito monstre in cui la lascia De Magistris.
Ma ormai sapendo che la soluzione è a un passo. Che l’uomo che può dare un volto al loro patto esiste ed è pronto a scendere in campo. Solo Gaetano Manfredi, a questo punto, può dire no a Gaetano Manfredi candidato sindaco.
L’opzione Fico rimane solo sullo sfondo. Ma ad oggi potrebbe servire solo come arma di contrattazione per il Movimento che potrebbe dirsi già sacrificatosi per aver accantonato il sogno di avere uno dei suoi big nella corsa a Palazzo San Giacomo.