“In Campania, per essere chiari, chiediamo liste pulite, sopra ogni sospetto, anche da parte degli alleati. Di amici e parenti e indagati non ne vogliamo vedere neanche uno”. Così Matteo Salvini oggi a Repubblica detta le condizioni per il via libera a Stefano Caldoro come candidato alla presidenza della Campania per il centrodestra.
Stanislao Lanzotti, coordinatore di Forza Italia a Napoli, allora le liste dovrete sottoporle a Salvini? “Pur essendo sinceramente condivisibile l’idea di una politica pura, fatta di volti nuovi e facce pulite fino all’ennesimo grado di parentela , andrebbe specificato meglio, nel rispetto degli elettori, il perimetro morale all’interno del quale ci si intende muovere”.
Usciamo dal politichese? “Cercherò di essere più esplicito: se da un lato Matteo Salvini, che studia da leader del centrodestra e presidente del consiglio, dopo mesi di incomprensibile critica verso gli alleati pugliesi e campani, accetta (dopo averli indeboliti) i nomi di Fitto e Caldoro e pone il tema delle candidature senza macchia va certamente ascoltato e preso in considerazione, dall’altro ha il dovere di essere preciso e circostanziato nella sua richiesta. Se non si individua un perimetro si rischia di leggere la dichiarazione odierna come una exit strategy dialettica per venire fuori meglio da una sconfitta politica”.
Ancora politichese, sia più esplicito… “Sarò estremamente diretto: Salvini è come tanti, forse troppi in questo paese, indagato, così come il suo nuovo alfiere campano, accolto con le fanfare poche settimane fa nella Lega e però messo alla gogna mediatica, perché indagato, un paio di anni fa, come il sottoscritto (sigh), senza aver ricevuto alcuna comunicazione di reato, se non a mezzo stampa”.
Il nuovo alfiere sarebbe Severino Nappi? Indagato insieme a lei? “E’ quello che appresi dagli organi di stampa”. Quindi? Come si spiega le parole di Salvini? “Sarebbe auspicabile elaborare una seria proposta politica, partendo dal solenne rispetto del lavoro della magistratura e ricercare delle regole morali certe non solo per le candidature ma anche per eventuali dimissioni in caso di condanna, senza utilizzare questo spauracchio delle liste pulite per colpire gli avversari di turno o per coprire fallimenti politici”.