Primo maggio, la ‘Festa dei Lavoratori’ in un paese di disoccupati

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Una festa nata oltre due secoli fa, il Primo maggio celebra i lavoratori e le battaglie operaie combattute a metà del 1800 per la conquista di diritti e sicurezza sul luogo di lavoro.

L’episodio chiave che diede vita a questa celebrazione è la cosiddetta rivolta di Haymarket, avvenuta il 3 maggio a Chicago, dove le forze dell’ordine spararono sui manifestanti che si erano riuniti in protesta dinnanzi a una fabbrica: quel giorno morirono due operai e molti altri furono feriti. Il giorno successivo, durante un’altra manifestazione, gli anarchici lanciarono una bomba contro i poliziotti; ne morirono sei mentre altri cinquanta rimasero feriti dall’ordigno. A quel punto venne ufficializzata la condanna a morte per impiccagione di 7 anarchici, mentre il 1° Maggio è diventato un giorno di commemorazione.

Proprio in onore di quei fatti, la festa dei lavoratori venne istituita ufficialmente anche in Italia nel 1891. In questo giorno, dagli anni ’90, si tiene l’evento più grande del 1° Maggio, il celebre “concertone”, che ogni anno è sopraffatto da infinite critiche e moralismi poiché, in effetti, non c’è molto da festeggiare vista la situazione attuale che affligge i 6 milioni di disoccupati italiani, secondo quanto emerge dalle tabelle dei dati Istat sulle “forze lavoro potenziali”. Nel 2017, in Campania, il tasso di disoccupazione tra i soli ragazzi con età compresa tra i 15 e i 24 anni è del 54,7%, il che la rende la settima Regione d’Europa tra le peggiori in assoluto.

Ma ciò che crea molta perplessità è se questa festa sia ancora, realmente, attuale. C’è da riflettere sul fatto che oggigiorno tutti questi diritti non sembrano appartenere realmente ai lavoratori, soprattutto in alcuni paesi d’Europa e in particolar modo in un’era in cui i “lavoratori” sono precari, ma anche sfruttati, sottopagati, vessati e sottomessi in un sistema totalmente capitalistico. Certo, la festa è ormai una tradizione ma il suo significato è cambiato, non viene più intesa come la celebrazione di un ricordo, di un fatto storico e di una lotta per la quale centinaia di persone hanno rinunciato alla propria vita, caratteristiche comuni anche alla festa della Liberazione. E probabilmente ciascuno di noi dovrebbe ormai rassegnarsi a non aspettarsi più che il 1° Maggio possa tornare ad avere gli stessi aspetti e lo stesso valore di un secolo fa, in un mondo che oggi non esiste più.

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