C’è una partita che in queste ore si sta giocando a Roma ma che potrebbe produrre i suoi effetti collaterali anche in Campania. A Napoli, in particolare. E’ quella per la scelta dei sottosegretari e dei viceministri nel governo Draghi.
Tutto ruota intorno alla figura di Piero De Luca, primogenito del Governatore. Per lui è in ballo la delega al Mezzogiorno, da sottosegretario. Su Piero, però, pesa ancora e pesa sempre il veto del Movimento Cinque Stelle. Non una novità. Già nel 2019, quando si trattò di comporre il risiko del secondo governo Conte, quello frutto del patto tra il Pd e i grillini, la corsa a un posto al solo di Piero fu frenata dai pentastellati.
Tutto ciò che è accaduto in seguito, fino alla nuova disfida per le regionali dello scorso settembre, non ha certo contribuito a rasserenare i rapporti. E il ‘niet’ è di nuovo lì, sul tavolo della scrivania più pregiata di palazzo Chigi. A cambiare, semmai, è la forza contrattuale del M5S, rilevante ma decisamente inferiore rispetto a due anni fa. Ecco perché De Luca, e stavolta parliamo di Vincenzo, oggi conta di spuntarla. Speranze che potrebbero andare ancora deluse, con la conseguenza – inevitabile – di una rottura tra lo sceriffo salernitano e il segretario nazionale Nicola Zingaretti.
Non è affatto una coincidenza, allora, che da più parti, da qualche giorno, si parla di un avvicinamento dell’inquilino di palazzo Santa Lucia a Stefano Bonaccini e alla cordata che il presidente della Regione Emilia-Romagna sta organizzando in vista del prossimo congresso Pd. Nel mirino, ovviamente, proprio la guida del Nazzareno.
Ma la reazione di De Luca potrebbe concretizzarsi anche in Campania e, dicevamo, nel capoluogo partenopeo, dove si vota per palazzo San Giacomo.
Il discorso è semplice: se a Roma l’alleanza Pd-M5S non sopporta un De Luca al governo allora a Napoli De Luca non supporterà l’alleanza Pd-M5S.
Quisque Faber fortunae suae: il messaggio che il vento ha trasportato nella Capitale.