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Il centrodestra campano chiede a Mattarella di commissariare De Luca, Toti e Zaia

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Stefano Caldoro, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Campania, sguaina la penna e scrive una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Ho scritto una lettera al Presidente Mattarella”, spiega Caldoro, “perché in Campania l’emergenza Covid non si sta affrontando in maniera corretta, non si tutela la salute dei cittadini e non c’è prevenzione. C’è solo la gestione politica e elettorale del Candidato De Luca. Un Presidente distratto dalla campagna elettorale”, aggiunge Caldoro, “impegnato a comporre le liste e mettere d’accordo la sua rissosa coalizione, come può mai davvero difendere la salute dei cittadini campani? Serve un supercommissario, con competenze vere e che non sia schiavo delle logiche politiche e di potere, ma esclusivamente impegnato sull’emergenza”. Caldoro allega il testo della lettera (che pubblichiamo integralmente di seguito) nella quale esprime la sua idea: in sintesi, secondo lui, il prolungamento dello stato di emergenza da parte del governo provoca “il mantenimento dei suddetti poteri emergenziali nell’ambito delle Regioni coinvolte nella tornata elettorale”, che “è indubbiamente suscettibile di limitare e/o condizionare il libero esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo, espressione della sovranità popolare, nonché di alterare la par condicio tra i candidati”.

Non a caso, Caldoro chiede “la nomina di Commissari straordinari cui attribuire i poteri emergenziali, riservati dalla legislazione e dai connessi provvedimenti nazionali ai Presidenti in carica e agli organi esecutivi delle Regioni interessate, nel periodo di depotenziamento previsto dalla legge”. Quindi, secondo il centrodestra della Campania, andrebbe commissariato, per l’emergenza Covid, non solo De Luca, ma pure i presidenti di Puglia, Marche, Veneto, Toscana e Liguria, le regioni che andranno al voto il prossimo 20 e 21 settembre. Chi sa cosa ne pensano i colleghi di coalizione di Caldoro, ovvero il governatore ligure Giovanni Toti e quello del Veneto, Luca Zaia…

ECCO IL TESTO COMPLETO DELLA LETTERA A MATTARELLA

La recente proroga al 15 ottobre 2020 dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e dei connessi termini di legge, adottata dal Consiglio dei Ministri con delibera in data 30 luglio 2020 e con la conseguente approvazione del decreto legge 30.7.2020, n. 83, determina

in assenza di contromisure adeguate un grave pregiudizio al corretto svolgimento delle prossime elezioni regionali, i cui comizi sono convocati per le date del 20 e del 21 settembre.

La proroga, infatti, si estende anche ai penetranti poteri di intervento derogatorio e di spesa attribuiti alle Regioni dall’art. 1, comma 16, del d.l. 33 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge 14.7.2020, n. 74, e dai connessi DPCM di attuazione, e, in particolare, ai Presidenti delle stesse, in qualità titolari del potere di emanare ordinanze contingibili e urgenti, nonché di soggetti attuatori delle misure previste dall’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, n. 630 del 3 febbraio 2020, senza tenere conto del necessario depotenziamento degli organi di tali enti, in prossimità dello svolgimento delle elezioni, espressamente previsto dall’art. 3 della legge 17.2.1968, n. 108 nei 45 giorni antecedenti alla data delle stesse, con disposizione che, pur menzionando i Consigli regionali, la giurisprudenza ritiene pienamente applicabile anche agli organi di governo degli enti territoriali.

Come è noto, la Corte Costituzionale ha più volte evidenziato che la suddetta norma costituisce espressione del principio costituzionale di rappresentatività, connaturato alla diretta investitura popolare degli organi elettivi delle Regioni, e della loro responsabilità verso la comunità politica che ne determina l’elezione, nonché dell’autonomia ad essi riconosciuta dalla Costituzione.

La stessa Corte ha altresì precisato che tale principio può essere mitigato nei casi in cui sia necessario adattare atti indifferibili ed urgenti. Si tratta, tuttavia, di ipotesi chiaramente relative ad episodi circoscritti e imprevedibili, che non possono essere assimilate all’emergenza epidemiologica in atto, la cui portata globale ed il cui protrarsi nel tempo hanno richiesto l’adozione di misure extra ordinem reiterate e prolungate nel tempo, estese a tutti i settori delle attività economiche e della vita sociale e fortemente limitative dei diritti fondamentali dei cittadini.

In particolare, per quanto concerne lo svolgimento delle elezioni regionali, che non si è inteso differire con la proroga dello stato di emergenza, il mantenimento dei suddetti poteri emergenziali nell’ambito delle Regioni coinvolte nella tornata elettorale è indubbiamente suscettibile di limitare e/o condizionare il libero esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo, espressione della sovranità popolare, nonché di alterare la par condicio tra i candidati, proprio in ragione dell’ampiezza della portata di tali poteri, nonché dell’incidenza della spesa connessa sui bilanci regionali, la cui composizione è, come è noto, destinata per circa l’80 per cento alla tutela della salute, che costituisce la principale giustificazione dell’adozione delle misure eccezionali.

Basti pensare al solo potere di limitare lo svolgimento di riunioni e manifestazioni pubbliche o la partecipazione alle stesse, idoneo ad influire negativamente sulla comunicazione con il corpo elettorale e finanche a restringere la mobilità dei candidati, il cui esercizio da parte del Presidente di una Regione, coinvolto nella campagna elettorale, costituirebbe di per se stesso un vulnus alla necessaria neutralità istituzionale che dev’essere garantita durante le elezioni, nonché alla parità di trattamento tra gli aspiranti alla carica. Ma gli esempi potrebbero essere ben più numerosi e altrettanto eclatanti, se riferiti al vastissimo ambito di materie nel quale i poteri emergenziali derogatori possono incidere, tanto più quando aggravati dalla previsione di sanzioni per i trasgressori, accompagnati da ingenti misure finanziarie e amplificati dalla relativa comunicazione istituzionale.

Consapevole della palese abnormità della situazione rappresentata, come cittadino e candidato alla Presidenza di una Regione, mi rivolgo, pertanto, a Lei, illustre Signor Presidente, confidando che, in qualità di garante dell’unità nazionale e del rispetto della Costituzione, possa adottare le iniziative ritenute opportune, al fine di scongiurare la sicura violazione di diritti e principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale, determinata dalla proroga dello stato di emergenza, senza adeguate misure volte ad assicurare il rispetto del principio di neutralità in ambito territoriale, in occasione delle prossime elezioni regionali, come, ad esempio, la previsione di nomina di Commissari straordinari cui attribuire i poteri emergenziali, riservati dalla legislazione e dai connessi provvedimenti nazionali ai Presidenti in carica e agli organi esecutivi delle Regioni interessate, nel periodo di depotenziamento previsto dalla legge.

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