Come, quando e per quali ragioni la Regione Campania potrebbe cambiare fascia di rischio

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Con un documento di 35 pagine, dal titolo “In monitoraggio del rischio definito il 30 ottobre, gli scenari di trasmissibilità e la prioritizzazione di intervento nazionale nel DPCM del 3 novembre 2020“, l’Istituto Superiore di Sanità ha messo nero su bianco i criteri e le valutazioni che hanno portato alla definizione delle tre ormai arcinote fasce di rischio: gialla, arancione e rossa.

In realtà gli scenari ipotizzati dall’Iss sono quattro (vedi slide numero 1) ma, al momento, purtroppo nessuna regione rientra nello scenario cosiddetto “1 – Situazione di trasmissione localizzata (focolai)”.

Slide 1

I criteri per rientrare all’interno di uno dei questi scenari di rischio sono ventuno, e in particolare si tiene conto della capacità di monitoraggio, della capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti, infine la tenuta dei servizi sanitari, cioè la pressione sugli ospedali. Incrociando i dati al 30 ottobre, l’ultimo Dpcm ha inserito la Campania nella zona di rischio 2, la cosiddetta fascia gialla.

In pochi però si sono chiesti quali sono i meccanismi che possono determinare un “cambio di fascia”. E, dato che da più parti si è ipotizzato un passaggio di fascia proprio per la Regione Campania, vi spieghiamo qual è il meccanismo che decreta il mutare dello scenario di rischio. 

Partiamo da un ipotetico scenario 4, quello a più alto rischio nel quale si è di fronte a una situazione di trasmissibilità non controllata. Se la situazione di rischio dovesse persistere per almeno 3 settimane si può procedere a ulteriori misure restrittive su base provinciale. Se invece il livello di rischio dovesse risultare moderato per almeno 4 settimane consecutive si può valutare una de-escalation del livello di rischio (slide 2).

Slide 2

Stesso ragionamento per quanto riguarda la fascia arancione. Si può salire o scendere di rischio secondo gli stessi criteri (slide 3). 

Slide 3

Ma tutto ciò come si attua sul piano pratico? Come si passa da una zona di rischio più bassa ad una più alta? Schematicamente: il Governo raccomanda alle Regioni di anticipare le misure perché si registra un livello progressivo di allerta rispetto agli indicatori. La Regione ha sei giorni di tempo per attuarle. Se la situazione persiste e la Regione – trascorsi sei giorni – non ha messo in campo misure più rigide, sarà il Governo stesso a intervenire.

Il caso riportato nel documento Iss fa riferimento ad un ipotetico passaggio a fase 4, ma la stessa logica si applicherebbe anche ad un passaggio da zona gialla a zona arancione, quindi – per ciò che ci interessa – alla Regione Campania. (slide 4)

slide 4

Ipotizziamo che secondo i dati dell’ultimo report settimanale le cose in Campania dovessero peggiorare sul fronte contagi e pressione ospedaliera rispetto ai seguenti criteri (slide 5 e 6), oltre che sulla capacità di tracciamento. La tempistica per un ipotetico passaggio di fascia sarebbe questa:

slide 5
slide 6

Lunedì 9 novembre: analisi dati report settimanale – Comunicazione del Governo alla Regione sulla necessità di irrigidire le misure.

Lunedì 9 novembre – Domenica 15 novembre: tempo concesso alla Regione per ottemperare alle richieste del governo.

  1. Se la Regione ottempera alle richieste si attende un nuovo report settimanale.

2. Se la Regione non ottempera alle richieste il Governo nella giornata di Lunedi 16 novembre decreta misure più rigide.

 

Questo è l’articolato meccanismo decretato dal Governo di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità. La nostra, ribadiamo, è una mera ipotesi per rendere chiari i passaggi decisionali che decretano l’inasprimento o l’irrigidimento delle misure. L’auspicio, ovviamente, è che le condizioni sopra descritte per un innalzamento del livello di rischio non abbiano mai a verificarsi in Regione Campania. 

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