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Ape24 – La lezione di vita del senzatetto Joaquin

Una storia struggente quanto potente. Ci dimostra ancora una volta che il web, se usato bene, può abbattere il muro del pregiudizio

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Immaginate questa situazione. C’è una persona che seguite assiduamente sul web, di cui leggete qualsiasi cosa con estremo interesse. Di lei conoscete solo ciò che twitta, ciò che pubblica sulla sua pagina, nient’altro se non una foto scattata tempo fa. Poi quella persona scompare all’improvviso, interrompe una serie infinita di pubblicazioni con cui aveva fatto compagnia a voi e ad un nutrito gruppo di seguaci. Appassionati che pendevano letteralmente dalla sua tastiera, che aspettavano quotidianamente una pillola di sapere, una curiosità con cui nutrire il cervello. 

Ora fate lo sforzo di andare addirittura oltre. Immaginate, ad esempio, di scoprire che quella persona è in realtà un clochard, che non ha un tetto sotto il quale dormire né abbastanza cibo da garantirgli una vita dignitosa. Come reagireste? In Spagna è successo davvero, il protagonista della storia è Joaquin Carmona, considerato uno dei massimi esperti di atletica leggera del Paese. Un uomo che fino al 15 marzo aveva tenuto incollati al suo account Twitter decine e decine di appassionati prima di farli sprofondare nello sconforto. 

Ai tempi del Covid, infatti, basta poco a ipotizzare risvolti nefasti. L’idea che una persona possa scomparire dai radar tecnologici in pieno lockdown, quando la presenza sui social dovrebbe invece irrobustirsi, può causare più di qualche preoccupazione. Un disagio che ha trovato risposta nelle ultime ore, grazie al lavoro di Alfredo Varona, giornalista del quotidiano spagnolo “Sport”. Ha cercato a lungo Carmona, non si è dato pace, si è messo sulle sue tracce e lo ha finalmente trovato in un parco pubblico di Madrid. Ha scoperto che non è come tutti lo immaginavano, che non è un impiegato o un imprenditore di successo, ma un senzatetto da un’infanzia difficile, rimasto disoccupato dopo aver visto andare in fallimento il chiosco di gelati che gestiva. 

Una storia struggente, difficile da far combaciare con il bagaglio di conoscenze mostrato su Twitter da Joaquin. Vive nella povertà, accanto a un materasso e al suo laptop, compagno fedele di una vita. E’ con quel pc che aveva twittato con grande frequenza fino all’inizio del lockdown, dispensando perle sull’atletica leggera, sulle gare, sui record. Poi, quando la biblioteca che usava ogni giorno come rifugio è stata chiusa, è sparito nel nulla. Niente libri, niente lettura, niente corrente. E dunque niente wi-fi né social.

Il mondo dell’atletica leggera in Spagna ha deciso di aiutare Joaquin attraverso una raccolta fondi che in poche ore ha già raggiunto cifre importanti. Lui ha ringraziato in un breve video. Zaino in spalla, fascia tra i capelli, sguardo umile. “Spero di iniziare a vivere una vita normale”, dice tra le altre cose. Glielo auguriamo e lo ringraziamo. Abbiamo appreso un altro insegnamento. Il web, se usato bene, è in grado di abbattere il muro del pregiudizio e costruire autostrade anche tra le montagne più ripide. La vita non smette mai di stupirci. 

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