Dovrebbe far sorridere, invece amareggia. La foto di Vittorio Sgarbi portato via con la forza dalla Camera dei Deputati inorridisce quanto le sue parole fuori luogo, i suoi sproloqui che da ormai troppo tempo hanno perso qualsiasi senso. Se il deputato viene contraddetto, insulta il suo interlocutore. Lo fa per strada, in televisione e nei luoghi sacri della Costituzione. Un teatrino imbarazzante, ignobile, vergognoso. Al momento dell’avvertimento di Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, il critico/politico (o politico in stato critico, fate voi) ha risposto con insulti rivolti a lei e alla deputata di Forza Italia Giulia Bartolozzi, che aveva osato indignarsi dopo avergli sentito pronunciare affermazioni gravi nei confronti della Magistratura (“un’associazione a delinquere”). “Troia, vaffanculo, stronza”. Li riportiamo senza censura perché da censurare è il soggetto. Vederlo portato via così non fa solo pena ma anche rabbia, perché in fondo sappiamo che ci rappresenta, che è lì perché qualcuno ce lo ha messo.
Fa rabbia anche sentire Giulio Gallera, assessore alla sanità e al welfare della Regione Lombardia, che nei primi tempi della pandemia si era ben distinto nella figura di traghettatore nel mare tempestoso. Poi qualcosa è andato storto, ha iniziato a rimediare errori su errori, scivoloni su scivoloni. L’ultimo poche ore fa: “Dobbiamo ringraziare le cliniche private lombarde perché hanno aperto le loro terapie intensive e le loro stanze lussuose ai pazienti ordinari”. Stanze lussuose, pazienti ordinari. Sì, proprio così, nessuna stortura. Veniamo da mesi di terrore in cui abbiamo visto amici e conoscenti adoperarsi per raccolte fondi e gesti di sostegno nei confronti dei bisognosi. Non miliardari, ma persone comuni pronte a sacrificare se stesse per donare un pizzico di serenità a chi aveva perso il lavoro. Persone dal cuore grande, allergiche al lusso delle stanze dei bottoni, alle passerelle e alle idiozie. Per quelle, d’altronde, basta accendere la televisione.