Si chiama Matteo Gazzini e recrimina a gran voce un posto tra i “filosofi contemporanei”. Secondo la sua idea “non può esserci libertà se non si permette a una persona di essere razzista”. Lo ha scritto davvero, in un post pubblicato su Facebook, lui che è coordinatore della Lega negli Stati Uniti d’America (che già di per sé, a dire il vero, è un ruolo che fa assai ridere).
In pratica secondo tal Gazzini, 34 anni spesi male, ognuno dovrebbe sentirsi libero di offendere l’altro, sdoganando dunque comportamenti simili a quello di Marco Rossi, ‘pedatore’ (calciatore sarebbe troppo) del Monregale Calcio il cui video è diventato virale di recente. Una autoproduzione becera, nella quale si vede il giovane insultare senza freni su Instagram una donna di colore definita “Orango”, “nera di merda” e tante altre cose addirittura peggiori che preferiamo non ripetere né pubblicare. “Già donna e diritti non dovrebbero stare nella stessa frase”, dice con una certa superbia allargando il suo odio all’intero genere femminile.
La visione di quelle immagini, risalenti al febbraio scorso ma riemerse con prepotenza oggi, suscita sdegno per due motivi: la giovane età del ragazzo e la mancata condanna della società – club di seconda categoria della provincia di Cuneo – che aveva annunciato duri provvedimenti senza dar seguito ai buoni propositi. La punizione non è ancora arrivata, in compenso la figuraccia sì. E provvedimenti, almeno per il momento, non sono stati presi nemmeno nei confronti di Gazzini, che in un mondo ben funzionante sarebbe già stato preso a calci in culo e messo in isolamento a vita, altro che politica. Invece coordina un partito, è il punto di riferimento di altri intolleranti. Il punto di non ritorno.