“Odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente ma opera. È la fatalità, è ciò su cui non si può contare, è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti, è la materia che strozza l’intelligenza“.
Antonio Gramsci, filosofo, politico, storico, intellettuale e giornalista dedicò tutta la vita alla ricerca della verità e per questo fu esiliato e arrestato; lui credeva in valori indispensabili e li seguì fino alla morte. Quando scrisse queste parole era il 1917 e i tempi non erano certo quelli di oggi, in quell’epoca si viveva nella guerra, si viveva la guerra. Quell’indifferenza poteva avere il prezzo della vita del proprio migliore amico o di una madre, di un ragazzino. Sono passati più di cent’anni e quell’indifferenza che vedeva Gramsci e che tanto odiava non è scomparsa, anzi.
L’indifferenza è in ogni mancato gesto di chi sa, di chi potrebbe, eppure non fa niente. L’indifferenza è lasciare un amico in difficoltà a vedersela da solo. Indifferenza è non aiutare quella donna che se non denuncia è solo colpa sua. Indifferenza è quell’insegnante che vede il ragazzino che resta solo in un angolo durante la ricreazione e non fa nulla. Indifferenza è lasciare che una ragazza pensi di non meritare di essere amata perchè non entra in una taglia 38. Indifferenza è credere che se muore un uomo in mezzo al mare è solo un immigrato. Indifferenza è mancanza di volontà, parassitismo, vigliaccheria, oggi come allora.
È passato oltre un secolo ma l’indifferenza continua ad uccidere e le parole di Gramsci sono importanti oggi più che mai, soprattutto in questo momento di crisi che ha messo in difficoltà tutti noi, ognuno a suo modo.
Offro io per l’ultima volta questo aperitivo. Grazie amici e colleghi di Anteprima24, persone speciali e mai indifferenti. Cin Cin!