“Non al denaro non all’amore né al cielo” è il quinto album di Fabrizio De Andrè, sicuramente tra quelli di maggior successo del cantautore genovese. Fonte d’ispirazione dell’album, come raccontò lo stesso De Andrè, fu un libro di poesie regalatogli dalla sua prima moglie: l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
L’album inciso da Faber è composto da 9 brani, nell’edizione in vinile troviamo cinque brani nel lato A, che sviluppano il tema dell’invidia, e quattro nel lato B, che sviluppano il tema della scienza. Sapendo che Fabrizio De Andrè non rilasciava interviste, la scrittrice, traduttrice, giornalista e critica musicale Fernanda Pivano, che tradusse in maniera “clandestina” l’Antologia di Spoon River, raccolta vietata in Italia a causa della censura durante il ventennio fascista, riuscì a fare due chiacchiere con Fabrizio nascondendo un registratore.
Fabrizio De Andrè commentò così, con Fernanda Pivano, il tema dell’invidia e della scienza, colonne portanti di questo album: “Per quanto riguarda l’invidia perché direi che è il sentimento umano in cui si rispecchia maggiormente il clima di competitività, il tentativo di misurarsi continuamente con gli altri, di imitarli o addirittura superarli per possedere quello che lui non possiede e crede che gli altri posseggano. Per quanto riguarda la scienza, perché la scienza è un classico prodotto del progresso, che purtroppo è ancora nelle mani di quel potere che crea l’invidia e, secondo me, la scienza non è ancora riuscita a risolvere problemi esistenziali“.
Sono tanti i nomi illustri che hanno partecipato alla realizzazione dell’album “Non al denaro non all’amore né al cielo“, tra questi anche un Beneventano: Italo Cammarota. Si diplomò al conservatorio di Napoli in violino, ma ancora da studente, iniziò a lavorare come compositore di musiche per i film muti dell’epoca. Oltre al violino, si accostò ad altri strumenti, come il pianoforte, la fisarmonica, il sax e persino l’ocarina (o arghilofono) che molti anni dopo gli consentì di suonare in alcune colonne sonore di film western per Nicola Piovani e Sergio Leone, e appunto nell’album di Fabrizio De Andrè.