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Whirlpool e la proposta per una “nazionalizzazione napoletana”

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Napoli – Una “nazionalizzazione napoletana” per salvare lo stabilimento Whirlpool di via Argine. A pochi giorni dalla cessazione dell’attività produttiva della multinazionale statunitense nel capoluogo campano restano accese le luci della speranza per gli oltre 400 operai della periferia orientale.

La proposta arriva dal Comune di Napoli che chiede al Governo di “comprare” le quote della Whirlpool con i 100 milioni proposti dal Premier Conte all’azienda americana. Al fine di costruire insieme un futuro per l’intero territorio regionale.

I lavoratori, oggi in presidio nella stazione centrale di piazza Garibaldi, restano sui propri passi chiedendo il rispetto degli accordi ministeriali firmati da Luigi Di Maio con i vertici Whirlpool, nel lontano 2018.

Bisogna far rimanere la multinazionale a Napoli” tuonano oggi gli operai. In lotta da oltre 18 mesi per un diritto fondamentale della nostra Costituzione, il lavoro. Se non sarà così in ogni caso “le condizioni nuove le deve proporre il Governo. Ne vale la sovranità del Paese”.

Sulla stessa scia di operai e sindacati c’è anche Palazzo San Giacomo che ora si preoccupa anche per il post Covid. “Acquisiamo le azioni della Whirlpool, la proposta deve essere ascoltata dal Governo” aveva dichiarato il sindaco Luigi de Magistris nel corso dell’assemblea in fabbrica del 31 ottobre.

Pretendiamo che ci sia dietro il Governo, deve essere garante” spiega oggi ad Anteprima24 l’assessore alle Politiche Sociali e al Lavoro del Comune di Napoli, Monica Buonanno. “Al momento ci stiamo lavorando – chiarisce l’assessore sulla proposta di ‘fabbrica bene comune’ -. Palazzo San Giacomo ovviamente è sulla posizione di mantenere la proposta del Governo. Auspichiamo ancora l’impegno di Roma”. 

Abbiamo mandato una nota ai ministri interessati, ovviamente vogliamo che sia mantenuto l’accordo. E evidente che le luci si stanno spegnendo. La nostra paura e che si spenga l’attenzione – racconta l’assessore  lanciando l’allarme derivato dalla pandemia sul mercato –. La situazione odierna legata alla pandemia lascerà cocci terribili a terra in tutto il settore del lavoro. Un mercato che già prima del Covid non era fiorente ma stava conoscendo un momento di ripresa abbastanza importante, anche grazie ai giovani”.

Ora si rischia il tracollo economico e sociale del territorio e la Whirlpool di questo è un simbolo evidente. Sono mille operai in tutta la Regione” tuona l’assessore.
Quello che mi fa più rabbia e il futuro dei giovani – racconta Buonanno –. Il Covid gli ha portato via le speranze. La Whirlpool su questa crisi economica e sociale è il simbolo dei simboli, in quanto è una multinazionale che chiude, non il piccolo imprenditore. Questo fa più male ed è inammissibile”.

Lasciamo il deserto – spiega amareggiata – quello è un presidio di legalità. Non ci sono scuse per questo, un accordo firmato al ministero e il mercato che non è neanche in crisi. Ne facciamo una battaglia di dignità oltre che di solidarietà”.

L’assessore Buonanno insieme alle lavoratrici Whirlpool nel corso di una manifestazione dello scorso luglio

 

Per tutte queste problematiche, ormai imminenti nel post Covid, il Comune ha lanciato la proposta al Governo di creare per la Whirlpool di Napoli Est la prima fabbrica bene comune d’Italia. Ma in molti non credono che questa proposta possa attecchire. Tra questi c’è la senatrice Pd, Valeria Valente. Anche lei lo scorso 31 ottobre ha presenziato all’assemblea nello stabilimento di via Argine e sulla proposta resta molto scettica.

L’ipotesi di una possibile ‘nazionalizzazione ‘ del sito o la sperimentazione di una nuova forma di gestione di beni comuni – racconta la senatrice napoletana – da parte di Comune, città metropolitana e Regione, come ha fatto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, sia davvero da irresponsabili”.

Il primo cittadino di Napoli – prosegue la Valente – sa benissimo che gli enti locali non sono in grado di compiere un’operazione di questo tipo, che quindi rappresenta un’opzione irrealistica oltre che insostenibile”.

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