Napoli – Sapevamo che la vertenza della fabbrica Whirlpool di Napoli era una battaglia che interessava tutto il territorio campano. Pensavamo che si trattasse di una lotta operaia simbolo della crisi industriale del Mezzogiorno. Ma ci sbagliavamo. Dopo due anni attorno ai lavoratori partenopei c’è davvero tutta “l’Italia che resiste”.
Partita ben 20 mesi fa come una doccia fredda per i circa 400 operai della periferia orientale di Napoli che improvvisamente si vedevano negato, senza valide ragioni, il proprio futuro lavorativo per mano di una multinazionale. Oggi a distanza di quasi due anni è decisamente qualcosa in più. E a dimostralo, ancora una volta, sono gli ultimi avvenimenti registrati attorno alla fabbrica di via Argine, presidiata giorno e notte nonostante la chiusura dei cancelli avvenuta lo scorso 31 ottobre.
Se dopo anni di tira e molla tra azienda e Governo ci sono ancora gli occhi di tutta Italia sulla fabbrica di Napoli Est il merito è solo dei lavoratori Whirlpool. Gli stessi che con tenacia ed una grandissima dose di umanità hanno saputo tener testa alle dure peripezie di questo mondo vittima dei fenomeni della mala – globalizzazione. Senza mai lasciare indietro nessuno.
Solo oggi si è avuta l’ennesima dimostrazione concreta. Quando i lavoratori della Whirlpool di Napoli hanno deciso di destinare parte delle vivande, avute in dono negli scorsi giorni, a tutte quelle persone che ne hanno ancora più bisogno. Portando, oltre ai generi alimentari, un messaggio di amore e speranza per tutta la periferia orientale.
“Perché il Natale – spiegano – non è solo donare ma è anche condividere”. “L’anno scorso – ricordano gli operai – andammo nel centro di Napoli a distribuire panettoni ai passanti per farci scusare delle tante volte che manifestando avevamo potuto creare dei momenti di disagio ai passanti, oggi invece siamo andati nei quartieri limitrofi, in luoghi dove ce ne è più bisogno a portare il nostro affetto e condividere le nostre le nostre offerte. Il lavoro è la strada giusta, ci rende tutti uguali e tutti artefici di un futuro sereno”.
Ma a dare la dimostrazione pratica che la lotta degli operai napoletani è diventata realmente la lotta di tutta quell’Italia che chiede con forza e dignità i propri diritti è stato l’evento organizzato ieri dal Cral della fabbrica. Per la presentazione del calendario di beneficenza “Sulla mia pelle”.
Se lo scorso 31 ottobre, in occasione dell’assemblea indetta dalle sigle sindacali, era accorsa in fabbrica tutta la città, ieri nello stabilimento di Ponticelli c’era invece, in presenza o anche solo in via telematica, tutta l’Italia. Parti sociali, associazioni, attori, istituzioni, musicisti, medici, artisti e studenti sono solo una parte della lunghissima lista di uomini e donne di tutta la Penisola che hanno seguito, anche solo con un piccolo messaggio video, la presentazione del calendario realizzato dalla fotografa Tamara Casula.
Sul palco si alternano numerosissimi interventi. Come quello di Giuseppe Pugliese dell’Associazione Sos Rosarno, una realtà solidale proveniente da uno dei territori più “complicati” dello stivale, come è oggi la piana di Gioia Tauro.
“Quello che noi facciamo in una terra come la Calabria – racconta – suscita molta attenzione anche molto lontano da noi. Ci invitano al nord ma anche all’estero perché vogliono sapere quello che succede in quella parte del territorio”.
“Molte volte non ci capacitiamo di ciò – continua Pugliese -. Perché viene uno da Milano ad interessarsi di quello che succede a Rosarno? Oggi lo capiamo ed è per questo che siamo a Napoli. Questa lotta non è una battaglia che riguarda solo voi e il vostro territorio”.
Tra i momenti più toccanti dell’evento spicca l’omaggio ai lavoratori della Meridbulloni di Castellammare di Stabia. Accolti nella fabbrica napoletana come eroi, tra gli applausi di incoraggiamento di tutti i presenti e gli sguardi di chi si rivede in quei volti ancora storditi, come sono oggi quelli degli operai di Castellammare.
Gennaro Verdoliva, Rsu del sito stabiese, sale sul palco del Cral di via Argine vistosamente emozionato – quasi in lacrime. Indossa una felpa Whirlpool di colore verde speranza. “Siete un esempio per tutti noi – spiega dal microfono -. Spero che sia un auspicio di un forte gemellaggio per un’unione che porti un solo grido, il lavoro che porta dignità”.
“Dobbiamo ringraziare questi lavoratori – racconta invece Antonio Accurso, segretario regionale Uilm – che stanno mettendo in campo le loro capacità acquisite negli anni. Questo Cral ha sempre dato calore, ma questa volta sta dando una forza ed un’energia a una lotta che va avanti da tanto tempo – e come hanno dimostrato – non è solo per loro. È per l’idea che i lavoratori non si possono calpestare. È questo grido deve arrivare al Governo”.
“Deve per forza – chiarisce – prendere sul serio quello che sta arrivando da questo stabilimento, non può registrare solo le posizioni. Deve finalmente diventare una parte attiva”.
Un messaggio di solidarietà, quello che arriva da Ponticelli, che va ben oltre la vertenza Whirlpool. E si estende a tutta quella parte del Paese che in questi tempi ancor più complicati per il Covid è costretto a rimboccarsi quotidianamente le maniche. In quella fabbrica oggi non ci sono infatti soltanto degli operai in presidio, ma realmente tutta l’Italia che resiste.
Ne sa qualcosa il dottor Francesco Somma, lavoratore dell’ospedale del Mare di Ponticelli, anche lui presente ieri in fabbrica.
“In ospedale stiamo facendo pure noi un sacco di lotte – spiega -. Ma oggi non sono qui per questo. Io sono di Castellammare e ringrazio quello che state facendo per i lavoratori della Meb e ringrazio loro per questa lotta che stanno facendo a Castellammare. La stanno facendo nonostante il freddo e la tempesta”.
“Questa è la via – racconta il medico impegnato in uno degli ospedali simbolo della lotta al Covid in Campania – con cui dobbiamo combattere tutti i giorni per poter arrivare a Roma e rivoluzionare questo governo”.
Dopo circa 800 giorni di battaglia risulta così veramente difficile continuare a pensare che si tratti solo di una lotta di quasi 400 operai. Ed ora il Governo non può più far finta di non vedere…