Chi voterà la base grillina a Napoli, la variante Manfredi

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Napoli – E’ un sabato di riunioni interne per i grillini napoletani. E di telefoni quasi tutti spenti. Sono a un bivio, del resto. Ciò che decideranno in queste ore peserà per molto tempo in futuro.

Soprattutto a Napoli, dove il post di giovedì a firma “Rousseau” sul blog delle stelle intitolato “E’ tempo di decisioni” coglie quantomai nel segno.

Sono due le decisioni a cui sono chiamati i pentastellati.

La prima: cercare di ricomporre o no fino all’ultimo minuto utile lo strappo tra la componente governista dei big Conte, Di Maio e Fico e quella pura e dura (in Campania rappresentata in primis dalla cosigliera regionale Marì Muscarà) che non vuole alcuna alleanza e preme affinchè si rimanga nel solco tracciato dalla Casaleggio & associati?

C’è tempo fino al 22 aprile per il buon esito di questa operazione. Che, però, a dirla tutta, è data ormai per assai improbabile. Anche perchè, entro quel giorno, Davide Casaleggio si aspetta l’arretrato di 450 mila euro di contributi mai versati da parte dei parlamentari.

A Napoli, quindi, la scissione è già nei fatti.

Qui, come nel resto d’Italia, si mette in conto una lotta intestina sul simbolo e una battaglia a colpi di carte bollate.

Ma c’è da dire che la stragrande maggioranza del movimento campano (nelle istituzioni) è ben saldo a fare quadrato attorno ai big e non aspetta altro che rimettersi anima e corpo a Giuseppe Conte. Il quale,infatti, ha già in tasca uno statuto assai meno rigoroso rispetto a quello pensato da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo ai tempi dei vaffa: consentirebbe di deviare alla regola dei 2 mandati e poi a casa e, soprattutto, aprirebbe la strada a una alleanza strategica col Pd di Letta.

Una normalizzazione del Movimento che a Napoli la stragrande maggioranza dei grillini entrati nei palazzi del potere attende con ansia.

Certo. Qui interviene la seconda decisione che sta tormentando i pentastellati in queste ore. Se la pillola dell’alleanza col Pd fosse accompagnata dallo zuccherino della candidatura di Roberto Fico asindaco di Napoli, sarebbe tutto più facile anche per la base, per i semplici attivisti.

Ma il fatto è che, nelle ultime giornate, la nomination del Presidente della Camera è data in calo per la corsa a Palazzo San Giacomo. 

E, al suo posto, guadagna punti Gaetano Manfredi. Un nome che spacca il Movimento. Perchè da un lato è quello del ministro dell’Università del Conte due. Dall’altro è un nome della nomenclatura napoletana legata a doppio filo con il Governatore De Luca contro la quale il Movimento si è schierato da sempre.

E quindi. C’è qualcuno che tenta di rimandare la palla a Roma: “Ma se nella capitale – ci si chiede – il Pd non accetta di sostenere la candidatura della Raggi, di cosa parliamo? Perchè noi a Napoli dovremmo offrire l’altra guancia?”

La risposta la darà Conte. E potrebbe essere “perchè Manfredi è uno di noi”. Ma vallo a spiegare ai gazebo.

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