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Scantinato trasformato in club al Vomero, il Tar conferma i sigilli per il “Ruin”

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Napoli – Manufatti abusivi all’interno del Ruin di via Mattia Preti, al Vomero, il Tar Campania rigetta il ricorso dei titolari del locale e conferma i sigilli precedentemente apposti dal Comune di Napoli. In attesa dell’eventuale appello al Consiglio di Stato, cala dunque il sipario sull’annosa querelle giudiziaria che ha visto contrapporsi i condomini dello stabile al civico 29 e i proprietari del club, con i primi che per diversi mesi hanno lamentato una grave situazione di inquinamento acustico dovuto alle emissioni sonore che provenivano dall’interno del “sottoscala”.           

Il verdetto è arrivato stamattina e a emetterlo sono stati i giudici della Terza sezione del Tar Campania. Il collegio, come si evince dalla lettura del provvedimento, ha sostanzialmente accolto la linea precedentemente portata avanti dal Municipio, dai condomini e dal comitato Vivibilità cittadina rappresentato dall’avvocato Gennaro Esposito. La vicenda giudiziaria trae spunto dalla disposizione emessa dal Comune di Napoli il 21 novembre scorso, con la quale veniva stabilita l’inefficacia giuridica della Scia on line prodotta dalla “Ruin Srls” relativa alla somministrazione di alimenti e bevande e il conseguente divieto di prosecuzione dell’attività. Non solo, sul tavolo della magistratura amministrativa è finita anche la nota del 16 novembre 2018 emessa dal Servizio Suep con la quale veniva sancito che “il contrasto dell’intervento comunicato con la normativa edilizia è irreversibile e non può essere riconsiderato”.

Tuttavia, si legge ancora nell’ordinanza firmata dal Tar Campania, “alla luce del riesame condotto dall’amministrazione comunale emerge che la comunicazione presentata dalla ricorrente per la demolizione volontaria delle opere abusive non è in grado di incidere sul provvedimento impugnato”, con il quale, infatti, il Comune aveva a sua volta disposto proprio l’inefficacia della Scia, con conseguente divieto di prosecuzione dell’attività, in quanto “quest’ultima viene svolta in locali che, in relazione all’originaria destinazione d’uso (magazzini e locali deposito), abusivamente variata in altra categoria non omogenea (negozi e botteghe), risultano non idonei”. Da qui la decisione di respingere la richiesta di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato. In sintesi, secondo i giudici amministrativi il “sottoscala” di Mattia Preti non poteva in nessun caso avere le caratteristiche strutturali per essere adibito a locale. Soddisfatto del verdetto l’avvocato Gennaro Esposito: «Il Tar Campania ha finalmente confermato i nostri dubbi in merito all’inidoneità urbanistica ed edilizia del locale adibito abusivamente ad attività commerciale». 

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