I volontari di Napoli: “Se continua così non reggiamo: Comune assente, faccia la sua parte”

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Napoli – Da un mese i volontari della rete di solidarietà di Napoli lanciano appelli – ormai diventati allarmi – al Comune. Con messaggi, telefonate e mail bombing ai referenti delle Politiche sociali. Perché il cuore di Napoli è grande, ma il bisogno di aiuto per le famiglie messe in ginocchio dall’emergenza Covid-19 è immenso. E non ci si può permettere ritardi o peggio ancora vuoti e risorse del Governo ancora ferme nelle casse comunali. “Se continua così non reggiamo: il Comune di Napoli è assente, ora deve fare la sua parte” dice con voce non rassegnata ma ferma Giovanni Pagano di Zero81 – Laboratorio di Mutuo Soccorso e sindacalista FDS Usb Napoli. Insieme a diverse realtà come Il Sud Conta, gli Studenti Autonomi, Cap 80126 Soccavo, i volontari di Bagnoli, l’associazione Piano Terra onlus in queste settimane stanno arrivando lì dove le istituzioni latitano.

Avete lanciato diversi appelli al Comune di Napoli con quale risultato?

“Nessuna risposta. Da un mese proviamo a contattare i referenti: spariti”

Il Comune di Napoli ha indetto una manifestazione d’interesse per le associazioni pronte a dare una mano. Avete partecipato?

“Certo, ma il Comune di Napoli non ha dato alcun seguito al bando ed ha preferito gestire con proprio personale la distribuzione dei pacchi alla Mostra d’Oltremare sprecando anche risorse diversamente da quanto accade in altre città come Roma, Milano e Bologna. Una cosa oscura. Inoltre il sistema non funziona, in tanti si sono rivolti a noi perché il Comune non risponde. Così anche per quanto riguarda i bonus spesa”.

Sui bonus spesa il Comune di Napoli ha proprio di recente riaperto i termini.

“Nella prima graduatoria sono state escluse mille persone senza residenza con un atto incostituzionale. Se abiti a Casoria e fai la domanda a Napoli, lo capisco. Ma ci sono molti che non hanno la residenza per l’articolo 5, bastava fare una verifica caso per caso, invece di non aiutare tutti indistintamente. Per non parlare dei ritardi nell’erogazione del contributo: ci sono famiglie che hanno partecipato alla prima graduatoria e ancora devono riceverlo. A questo si aggiunge che nulla è stato fatto per chi ha un reddito di cittadinanza ma basso o una pensione sociale”.

Su questo aspetto l’assessore alle Politiche sociali ha risposto che non riuscirebbero a coprire l’intera platea perciò aspettano che arrivino altri fondi.

“E’ assurdo. Aspettare non si sa cosa e quando? Intanto milioni di euro restano nelle casse del Comune di Napoli, mentre le famiglie napoletane non sanno come mettere un piatto a tavola, hanno anche i fitti da pagare e sono senza lavoro?”.

Qual è la vostra proposta?

“Il Comune di Napoli faccia come Ercolano ed altre grandi città: una graduatoria e cominci ad erogare il primo milione di euro. Non possiamo permetterci di aspettare. Le famiglie napoletane non ce la fanno più, hanno bisogno di una mano adesso e tutto questo viene scaricato sulle associazioni”.

Quante richieste di aiuto ricevete al giorno?

“Abbiamo un numero Whatsapp a cui le persone possono chiamare (3756540138) e da quando è attivo non ha mai smesso di squillare. Ci arrivano centinaia e centinaia di richieste di aiuto. Si tratta soprattutto di donne con figli che vivono anche con altri parenti in nuclei familiari fino ad otto persone. O di immigrati dello Sri-Lanka che lavoravano come badanti. Ma anche persone che lavoravano nei mercati o a cui non è ancora arrivata la cassa integrazione promessa”.

Come riuscite a far fronte a tutto questo?

“Con la grande rete sociale di associazioni, attivisti e mutualismo presente sul territorio: in tutto sono oltre 2mila le famiglie aiutate finora. Grazie alla solidarietà che viene dal basso, al contributo dei commercianti. E’ arrivata una donazione anche dai tifosi del Celtic. Siamo riusciti a raccogliere complessivamente 4500 euro, a donare centinaia di spese. E con la stampa 3d abbiamo potuto regalare anche 300 visiere ai medici”.

Come reagiscono le famiglie?

“C’è tanta vergogna quando arriviamo perché parliamo di persone che non sono abituate a chiedere la spesa, c’è imbarazzo. Poi però ci mandano messaggi per ringraziarci. A volte ci prendiamo anche gli insulti, perché la gente è esasperata e pensano che apparteniamo al servizio delle politiche sociali del Comune. Noi vorremmo aiutare tutti, ma è impossibile. Il Comune non può scaricare tutto sulla rete sociale: ora deve fare la sua parte, altrimenti qui non reggiamo e si rischia la protesta in piazza”.

 

Giovanni Pagano di Zero81 – Laboratorio Mutuo Soccorso e sindacalista FDS USB Napoli

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