Napoli – Marco Plutino, professore di diritto costituzionale a Cassino, attento osservatore della politica napoletana (e non solo) sull’Huffington Post (e non solo), riformista. Cosa ha capito della situazione partenopea in vista delle elezioni comunali?
“C’è da fare una doppia considerazione. Una per il centrodestra, un’altra per il centrosinistra”.
Partiamo da caso più grave.
“Partiamo dal centrodestra, che fa una cosa strana”.
Tipo?
“Tipo investire della candidatura a sindaco di Benevento Oreste Vigorito, il presidente dela squadra di calcio, dopo le sue accuse di ieri all’arbitro Mazzoleni”.
Il Benevento ha perso e ora rischia la B. Ma era rigore!
“Sì, ma qui, al posto di Mazzoleni, la chiamata strana è del vicecoordinatore regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello che dice: ‘Candidiamo per il Comune di Benevento Vigorito perchè ha saputo difendere l’interesse dei meridionali nelle interviste dagli spogliatoi'”.
Dallo stadio è tutto.
“Col centrodestra che lancia il messaggio di candidare il primo che passa. Un pò come è avvenuto a Napoli con Catello Maresca”.
Maresca non è nemmeno ancora uscito dagli spogliatoi.
“Ma Maresca ha già giocato d’anticipo e ha già squarciato il velo di un centrodestra in netta difficoltà, senza classe dirigente e senza reali alternative a lui. Mara Carfagna, Stefano Caldoro, Nunzia De Girolamo, sostanzialmente, danno l’impressione di essere in tutt’altre cose affaccendati. E gli stessi neo vicecoordinatori regionali di Forza Italia, Fulvio Martusciello e Cosimo Sibilia, sembrano in grande difficoltà”.
Comunque sia, Maresca rappresenta un caso nel caso.
“Su di lui, contemporanemanete Procuratore generale e candidato sindaco a Napoli, ho grandi perplessità, frutto di una lacuna normativa”.
Quante volte si è detto della necessità di fare una legge per evitare le porte girevoli per chi entra e esce nei palazzi della magistratura e della politica…
“Ha ragione. Tanto più che il problema in realtà si presenta per una piccola parte della magistratura. Ma spesso tra i pm, tra chi ha funzione di pubblica accusa”.
Il che è ancora più grave.
“Certo. Meno male che l’Italia ha forti resistenze rispetto a derive pericolose”.
Bisogna pur muoversi, però. Lei è un costituzionalista, cambierebbe la Carta in tal senso?
“No, non serve. Basterebbe una legge ordinaria che allungasse i tempi da far osservare ai magistrati da quando svolgono la loro funzione a quando si candidano”.
Passiamo al centrosinistra.
“In questo campo, credo che Gaetano Manfredi possa godere di una larga convergenza”.
Primarie, documenti in più versioni, strappi, ricuciture, polemiche, veleni, 24 liste, tavoli, sub-tavoli, De Luca, Fico. E’ una babele.
“Io credo che Manfredi potrà essere accettato da De Luca anche se, alla fine, è un candidato in quota Movimento 5 Stelle. Mi risulta che, più che essere vicino al Pd, abbia ottimi rapporti con Giuseppe Conte”.
Sarà una buona scelta?
“Oltre a poter mettere d’accordo il Pd vicino a De Luca e quello vicino ad Andrea Orlando, mi pare che abbia un certo appeal anche sulla società napoletana”.
E’ lui il favorito?
“Su Il Riformista ho scitto che più il centrosinistra attende e più per lui si farà difficile”.
Bisogna metterlo subito in campo.
“Figure come quelle di Manfredi, ma lo stesso sarebbe per Fico o Amendola, si spendono solo con una prospettiva limpida. Non sono uomini da campagna elettorale ventre a terra, insomma”.
Si è fatta ora per la sua nomination ufficiale.
“Direi di sì. Anche perchè bisogna avere il tempo di tentare che qualche altra candidatura nata a sinistra tra quelle di Bassolino, Clemente e D’Angelo, possa rientrare”.
Su chi puntare in tal senso?
“Conoscendolo, non su Bassolino. Ormai, la sua corsa sembra ineluttabile. Quella della Clemente e di D’Angelo non mi sembrano così ostinate, invece. Anche se un loro coinvolgimento nel centrosinistra aprirebbe altri problemi”.
Certo: bisogna o no cambiare pagina rispetto all’esperienza De Magistris?
“Marco Sarracino, da quando guida il Pd Napoli, risponde sì a questa domanda. Anche se non si capisce da chi derivino davvero tutti i problemi di Napoli”.
Già. Secondo lei?
“Da un quadro politico frammentato. In città non ci sono più i partiti. Non ci sono più soggetti politici strutturati. E di conseguenza non c’è più una vera selezione della classe dirigente. Lo stesso Pd, in città, vale il 10%”.
Un bel guaio vivere senza classe dirigente.
“Finisce che gli stessi sindaci vengono eletti da una minoranza. E nascano già deboli”.
Marco Plutino sindaco di Napoli. Che farebbe?
“Comincerebbe dalla normalità”.
A Napoli?!
“Comincerei a garantire i servizi essenziali ai napoletani. Ora come ora, scontano un funzionamento imbarazzante dei servizi, trasporti in primis. Tant’è che la città continua a perdere abitanti a vantaggio della sua fascia limitrofa. Io abito nell’area flegrea e qui vengono in continuazione a cercare casa”.
Testa bassa e pedalare sui servizi. E per prospettare la città nel post pandemia?
“Concentrarsi su Bagnoli. E’ inaccettabile l’ultimo colpo di spugna: è quell’area che può dare sviluppo a tutta la città”.
Dopo trent’anni…
“Resta quello il progetto strategico per rilanciare Napoli. Ma bisogna capire come andare avanti, con quale forma di governance. E poi bisogna capire cosa bisogna fare: qualche palazzo e un paio di alberghi?”.
Lei cosa ci farebbe?
“Bisognerebbe esaltare uno dei litorali più belli del mondo con luoghi di ricerca scientifica e musei d’avanguardia. Un pò anche sul modello del Politecnico nell’area est di Napoli con la Apple Academy di Giorgio Ventre”.