Napoli – Sarà effettuata domani l’autopsia sul corpo di Norina Matuozzo, la donna di 33 anni che sabato è stata uccisa a colpi di pistola dal marito Salvatore Tamburrino, in casa dei suoi genitori a Melito. Il fascicolo lo dirige il pubblico ministero Antonio Vergara che ha già ascoltato Tamburrino, affiliato al clan Di Lauro di Secondigliano, il quale, assistito dall’avvocato Domenico Smarrazzo, ha confessato.
Nella stessa giornata si terrà anche l’udienza di convalida del fermo del marito della donna. A presiedere l’udienza sarà il gip Alfano del Tribunale di Napoli Nord. Attualmente l’uomo si trova detenuto nella casa circondariale di Poggioreale, in isolamento e guardato a vista perché essendo sotto choc per il delitto che ha commesso potrebbe pensare di togliersi la vita. Tamburrino è anche al centro di un giallo, alimentato anche da notizie rimbalzate sui siti locali, che lo hanno dato per collaboratore di giustizia e che grazie a una sua soffiata sia stato catturato poche ore dopo l’uxoricidio il super latitante Marco Di Lauro, in una casa di Chiaiano, area a nord di Napoli. È una notizia questa che non ha trovato però conferme, anzi l’avvocato, contattato dall’Agi, ha ribadito che nel verbale di interrogatorio rilasciato nel giorno stesso dell’omicidio non c’è alcun riferimento a Di Lauro. “Quella della collaborazione del mio assistito è una storia destituita di fondamento – sottolinea l’avvocato Domenico Smarrazzo, legale di Tamburrino – E purtroppo è una storia che rischia di creare pericolose conseguenze”. Norina Matuozzo l’aveva lasciato perché aveva appreso di una storia extraconiugale del marito, e così s’era trasferita a casa dei genitori in via Giovanni Papa XXII nel parco ‘Queen’ di Melito, così come ricostruito dagli investigatori. Ieri mattina Salvatore Tamburrino l’ha raggiunta qui. Per implorare il suo perdono ma, soprattutto, per farla finita. Tamburrino ha spiegato che aveva redatto testamento, che aveva acquistato la pistola che ha portato a casa di Norina per uccidersi. Ha spiegato, ancora, che aveva invitato Norina in un’altra stanza perché voleva togliersi la vita davanti a lei e non anche davanti ai suoceri che erano in casa. Ma quando Norina ha rifiutato, Salvatore Tamburrino dice di aver perso la testa: «Ho chiuso gli occhi e ho sparato tre volte. Volevo spaventarla». Invece quei tre colpi di pistola hanno raggiunto Norina e l’hanno uccisa. «Era armato e ha minacciato di uccidersi nel mio studio», ha raccontato l’avvocato. Momenti di tensione, superati grazie al legale che ha riportato Tamburrino alla calma accompagnandolo poi in Questura. Poi la cattura di Di Lauro legato a “una fibrillazione tecnica sulle utenze telefoniche sotto controllo”, così come ha spiegato sabato Antonio De Iesu. Secondo quanto accertato dal cellulare di Tamburrino, che ricordiamo essere il braccio destro di Marco Di Lauro, sarebbero partite telefonante concitate che avrebbero poi portato polizia e carabinieri a incastrare il latitante dopo 14 anni di fuga.
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