Napoli – Ci avremmo scommesso: il primo vero intoppo della campagna elettorale di Sandro Ruotolo, candidato di Pd e Dema alle suppletive per il Senato a Napoli, arriva da suo fratello gemello Guido, che su Twitter ha pesantemente insultato i firmatari dell’appello contro la candidatura di Sandro: “A Napoli gli amici di Napolitano”, ha scritto Guido Ruotolo, “votarono per il candidato a sindaco di Forza Italia oggi protestano contro candidato DeMa Pd al Senato. Sono mosche cocchiere che andrebbero spruzzate con un deodorante”. Tra i firmatari dell’appello, infatti, oltre a Paolo Macrì, ci sono Biagio De Giovanni e Umberto Ranieri, da sempre considerati vicini al presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Inevitabilmente, il tweet di Guido Ruotolo, sprezzante nei toni al limite dell’offesa, ha finito per ricompattare il fronte di quegli elettori di centrosinistra che non ne vogliono sapere di votare per il fratello Sandro, non tanto per la persona in sé, ma perché rappresenta in sostanza l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi De Magistris.
Parliamoci chiaro: Il Pd napoletano è ridotto talmente male che è stato costretto a un accordo con il sindaco, perché altrimenti avrebbe rischiato un risultato tragico. Certo, i Dem partenopei potevano imporre un candidato meno identificato con l’esperienza arancione, ma la debolezza del Pd a Napoli e la inesperienza dei suoi dirigenti hanno indirizzato la partita in questa direzione.
Tornando al tweet ruvido a dir poco di Guido Ruotolo, era prevedibile che prima o poi il dualismo tra i due avrebbe fatto la sua apparizione in campagna elettorale. Chi segue attentamente il calcio, sa benissimo che Guido e Sandro si sono differenziati in maniera profondissima, pubblicamente, sulla questione “sarrismo”: il candidato al Senato, leader della (ex) rivoluzione sarrista, sensibile (meritoriamente e in maniera operativa) alle istanze dei settori popolari del San Paolo, da una parte; Guido, censore del tifo più passionale e teorico della Napoli-napolista, ancelottiana e pro Aurelio De Laurentiis, dall’altra. I due spesso si sono divisi anche su questioni politiche: al referendum del 2016, che costò a Matteo Renzi la poltrona di presidente del Consiglio, Sandro era schierato per il “no” e Guido per il “sì”.
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