“La ragazza non ha detto la verità anche a causa della patologie di cui soffre“, ma assumono rilevanza “fondamentale le immagini dei sistemi di videosorveglianza dove si coglie una connotata ed esteriore tranquillità“. Anche quando i tre ricompaiono, una volta fuori dell’ascensore, “due indagati escono insieme alla ragazza perfettamente ricomposta nel vestiario, con il cellulare in mano e la borsa a tracolla in condizioni di apparente tranquillità“.
Sono queste le motivazioni sulle tre scarcerazioni assunte dai collegi composti dai giudici Antonio Pepe, Vito Purcaro, Maria Vittoria Foschini e Sabrina Calabrese. A minare la credibilità del racconto della ragazza, per i giudici del Riesame, “assumono fondamentale rilevanza” le videoriprese delle telecamere della Circumvesuviana. Quel pomeriggio insomma, stando alle motivazioni del collegio, nella fase terminale del presunto stupro, i magistrati visionano le immagini e colgono una situazione “connotata da esteriore tranquillità”.