Selfie negati, restituzioni mal digerite, cene. Dario De Falco, braccio destro di Luigi Di Maio, consigliere comunale a Pomigliano D’Arco, ex capo della segreteria politica del leader del M5s, attualmente nello staff del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Riccardo Fraccaro, attraverso un post su Facebook attacca pesantemente i tre senatori passati ieri dal M5s alla Lega, Francesco Urraro, Ugo Grassi e Stefano Lucidi. Un post che non mancherà di suscitare polemiche, considerato che De Falco ha vissuto dall’interno le ore convulse dell’addio dei tre parlamentari.
Vi racconto chi sono i traditori che ieri hanno abbandonato il M5s”, scrive De Falco, “per passare con quella Lega Nord a cui nello scorso governo abbiamo impedito, tra le altre porcate, di spaccare il Paese in due con il Nord sempre più ricco e il Sud sempre più povero. Due senatori sono campani, il che vista la politica secessionista della Lega rappresenta un tradimento, oltre che della forza politica che ha permesso loro di sedere in parlamento, anche del popolo che li ha eletti, il tradimento della propria terra, della mia terra. Li ho incontrati l’altro ieri, quando si vociferava che fossero in dissenso con la politica del Movimento tanto da lasciare”.
“Francesco Urraro”, rivela De Falco, “mi ha raccontato che il suo problema politico fosse l’entrata in vigore della nuova legge sull’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, voluta dal Movimento e da lui stesso votata un anno fa in parlamento, per evitare che le lungaggini della giustizia penale provochino la prescrizione dei reati. Ci aveva ripensato, non era più d’accordo e l’ho invitato ad incontrarci l’indomani per discutere del tema anche con il ministro Bonafede, ma qualche minuto dopo esserci salutati ho capito che quello era solo un pretesto perché subito dopo in aula ha votato contro la risoluzione per bloccare l’introduzione del Mes sempre osteggiato dal Movimento. Nella stessa giornata si era pure astenuto sulla votazione del Dl Sisma e la sera è andato a cena con la Stefani, ex ministro leghista madrina del federalismo. Non era un problema politico, è stato proprio un cambio di casacca. Il termine giornalistico per descriverlo è voltagabbana”.
“Per Ugo Grassi”, aggiunge De Falco, “non mi dilungherò affatto. Vi basti sapere che l’ho incontrato a luglio dello scorso anno perché era critico sulle restituzioni di parte dello stipendio, così come previsto per gli eletti del Movimento, era agitatissimo e in quella circostanza piangendo mi disse che <così non si riusciva a campare>. Gli risposi <vai a dirlo a chi non lavora o a chi si fa il mazzo per 12 ore al giorno a 700/800 euro al mese!>. Rinsavì, ma l’epilogo di ieri lo conoscete”.
“In ultimo”, conclude De Falco, “ho incontrato Stefano Lucidi, arrabbiatissimo, perché quando Luigi Di Maio è stato in Umbria, la sua regione, <non ha scattato neppure un selfie con lui e con questo un parlamentare dimostra di non contare un caxxo!>, cosa che mi ha ripetuto dieci volte in mezz’ora. Ora di selfie se ne potrà fare quanti ne vuole con Salvini, che non fa altro da mattino a sera”.
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