Il noto scrittore Roberto Saviano è stato allontanato dal Ravello Festival per, a detta dell’autore di Gomorra, scelte politiche del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Una scelta quindi dettata dalla politica e non dalla cultura come invece dovrebbe essere. Il Festival di Ravello che si tiene ogni anno in Estate dal 1953 è una delle più importanti kermesse culturali italiane. Fa riflettere quindi che uno come Saviano, che tanto ha dato alla propria terra, nonostante le molte critiche che riceve quotidianamente, sia stato prima invitato, per gli ultimi giorni di agosto, salvo poi venire escluso.
Prima l’invito e poi l’esclusione. Ecco cosa ha fatto scattare Roberto Saviano nel puntare il dito contro De Luca. E a conferma di quanto sostiene lo scrittore e giornalista ci sono anche le dimissioni di Antonio Scurati, neo presidente della Fondazione Ravello. Secondo Scurati il Festival “Ignora i valori della cultura”.
Ancora una volta quindi Saviano si schiera apertamente contro le autorità politiche come aveva fatto poche settimane fa con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non ha paura dell’opinione pubblica nonostante le sue rimostranze. E forse è di questo messaggio che abbiamo bisogno. Mettere le cose in chiaro. Così come ha fatto Saviano che poteva benissimo digerire d solo l’esclusione e che invece ha dato voce a tutti coloro che fanno il tifo per la cultura a discapito di espedienti politici di poco conto.
La denuncia di Saviano
Queste le parole di Roberto Saviano a proposito della sua esclusione dal Ravello Festival, tramite un video social: “Vincenzo De Luca blocca la mia presenza al Ravello Festival. Nessun problema, don Vicié, non ci sarò… arripigliateve tutt chell che è o vuost… Mi sono immaginato il presidente De Luca che riceve l’elenco degli ospiti del Festival di Ravello e vede il mio nome comparire gli ultimi giorni di agosto. ”Ah, e qua ci sta Roberto Saviano. E come si è permesso Scurati d’invitarlo. A casa mia, Roberto Saviano. Non esiste proprio, va cancellato, non è in coerenza con l’indirizzo dato dalle Fondazioni”.
Credo che Don Vincenzo lo sceriffo abbia fatto così, lui che considera la Campania una sua proprietà, il suo regno, re di Napoli. Sono stato invitato al Festival di Ravello proposto dal cda, poi c’è il cdi (comitato di indirizzo composto da figure politiche amiche di De Luca), sarei andato a titolo gratuito e non è giusto perché è lavoro. Purtroppo i Festival culturali sono determinati dalla politica, un giro di amici, paranze. Ci sono abituato alle paranze. Detto questo nel momento in cui De Luca dà il niet a un nome (credo non solo il mio), non puoi invitarlo perché è un conflitto di interessi. Ma le scelte devono essere libere altrimenti che presidente sei? Quindi non andrò, la bellezza di Ravello è solo eredita non è stata creata da loro, anzi la stanno avvelenando“.