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Sit-in per Salvatore Caliano, la rabbia dei parenti: «Non si può morire per 30 euro»

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Napoli – Il cuore di Napoli per ricordare Salvatore Caliano, il 21enne morto due giorni fa dopo un volto dal quarto piano mentre puliva un lucernario. «La vita di un ragazzo non può valere 30 euro. Noi non valiamo 30 euro». È questo lo slogan scandito dai partecipanti al sit-in di protesta andato in scena stamattina davanti alla Direzione territoriale del Lavoro.

Gli organizzatori dell’iniziativa, appartenenti al movimento Napoli Direzione Opposta che raccoglie varie sigle di precari e attivisti, hanno esposto uno striscione e distribuito volantini. I manifestanti hanno ricordato come quella del lavoro nero siamo ormai un’emergenza sociale: «Nel 2018 – ha urlato al megafono uno dei partecipati – sono già 350 i morti sul lavoro. È giunta l’ora che tutti si attivino contro precarietà e lavoro nero. Lo stesso che Salvatore, pochi giorni fa, ha accettato salendo su quel lucernario senza garanzie e senza protezioni. Non si può morire a 20 anni per 30 euro». Intanto sul profilo facebook della vittima è comparsa una lettera, questi certamente pubblicata dai parenti del giovane, nel quale si dà ampio sfogo alla rabbia vissuta per questa tremenda morte: «Salvatore era un ragazzo che lavorava onestamente come garzone di un bar. Meglio questo che niente, si dice qui, ma si sa un garzone del bar guadagna molto poco e per arrotondare per guadagnare qualcosa in più è andato a pulire una vetrata di un condominio per soli 35 euro. Allora io mi chiedo questa morte chi se la porta sulla coscienza? Lo Stato, il nostro governo, quello di ieri quello di oggi e quello di secoli fa, e anche quello che verrà tra cinque anni. Perché nulla mai cambierà, nulla. Mi sento schifata di vivere in questa nazione, mi sento vuota quando. Sento che un ragazzo muore per 35 euro e uno arriva in Italia per prendere 100 milioni di euro Vergogna. Riposa in pace e perdonaci perché siamo un popolo di pecore».

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