NAPOLI – Alle 15:28 di oggi è finita la ricreazione. Non l’ha detta proprio come De Gaulle agli studenti del ’68 nel post-maggio parigino. Forse perché ha detto di ispirarsi a Jacques Delors piuttosto che al Generale e forse perché, prime nomine alla mano (quella di Pasquale Granata alla direzione del Comune dopo quella di Antonio De Iesu all’assessorato alla sicurezza), non si capisce ancora bene chi sia il vero generale dell’armata che ha preso Palazzo San Giacomo, lui o il Governatore Vincenzo De Luca.
Fatto sta che le prima parole da sindaco di Gaetano Manfredi sono state proprio queste: “È finita la campagna elettorale. È finita la propaganda. Ora ci mettiamo a lavorare per fare di Napoli una città europea”.
Subito dopo il cambio di guardia con De Magistris, Manfredi ha avuto un pensiero in particolare per i lavoratori della Whirlpool e per i più deboli. Ma per ufficializzare la nuova giunta si è preso ancora qualche giorno: “Mi sono insediato oggi, non potevo farla prima. Ci sarà in settimana”.
In ogni caso: rispetto ai nomi dei papabili che stanno circolando in questi giorni, Manfredi ha confermato quelli di Antonio De Iesu e di Edoardo Cosenza.
Per quello dell’ex assessore regionale della giunta Caldoro, Caterina Miraglia, che sta già mettendo a dura prova la tenuta della lista “Azzurri per Napoli – Italia Viva”, Manfredi ha spiegato che il suo, come altri, ”e‘ un nome giornalistico”.
E per i ruoli amministrativi apicali? “Non posso fare subito le nomine perché non è stato approvato il bilancio consolidato: bisogna attendere l’insediamento del consiglio comunale e la sua approvazione. È una situazione che ci creerà subito dei problemi organizzativi”, ha ammesso il neo sindaco.
Il quale, scendendo per la prima volta da primo cittadino lo scalone di Palazzo San Giacomo, ha ripetuto anche di essere ben consapevole del fatto che i napoletani si attendono da subito risultati concreti.
Ad appena qualche minuto dall’addio di De Magistris, salutato tra l’altro da un lungo applauso dei suoi e di qualche dipendente comunale affacciato sul cortile del Palazzo, con la fine della ricreazione, ci si attende l’inizio del post-populismo, come l’ha battezzato un suo sostenitore su Il Foglio: Paolo Cirino Pomicino. Sì, proprio lui.