Napoli – “Troppe liste! De Luca deve ridurre le liste!”. Benvenuti nel fantastico mondo del Pd napoletano, un partito, se così si può definire, che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Distrutto da 10 anni di sconfitte subite da Luigi De Magistris, non esattamente un avversario imbattibile, il Pd napoletano adesso ha deciso di intestarsi un’altra sconfitta, proprio mentre il “suo” (tra mille virgolette) presidente della Regione, Vincenzo De Luca, si appresta a stravincere le regionali di settembre.
Da qualche giorno i giornalisti politici più sensibili alle veline del Pd partenopeo hanno iniziato a suonare la grancassa sulla presunta sovrabbondanza di liste e partiti nella coalizione di De Luca. Imbeccati dagli autolesionisti dirigenti del Pd napoletano, spiegano chiaramente quale terrore attanaglia i Dem: con molte liste in campo a sostegno di De Luca, il Pd rischia di non riconfermare tutti i consiglieri regionali uscenti, quindi il presidente deve rinunciare a qualche simbolo.
Capito il ragionamento? Per evitare di fare una figuraccia, il Pd non si pone il problema di come far crescere il proprio consenso, ma tenta di limitare quello dei competitori. Lo stesso Pd, lo ricordiamo, che prima che esplodesse il coronavirus stava tramando per sostituire De Luca con un candidato gradito al M5s. Un partito che, per la paura dei capibastone di non essere riconfermati in consiglio regionale, sui giornali (tra la gente per fortuna si parla d’altro, di economia, di sicurezza, di sanità) si copre di ridicolo. Diamo un suggerimento a De Luca: se pensa anche lui di avere troppe liste a suo sostegno, elimini il Pd. Vincerà lo stesso, governerà con molti meno problemi.