Napoli – Il debutto di Gaetano Manfredi candidato sindaco del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle davanti ai suoi (in rappresentanza di ben 23 liste) ha già detto tanto del prof chiamato a rappresentare fisicamente l’inedita alleanza.
La prima, nella serata della Festa della Repubblica presso la Mostra d’Oltremare, ha già regalato dritte e scelte.
In cima alla lista: Sergio Locoratolo, professore di diritto alla Federico II nonché opinionista attento alle cose napoletane sui maggiori quotidiani cittadini, coordinatore del programma elettorale.
Ma soprattutto l’obiettivo: costruire una coalizione omogenea e vincere al primo turno. Non con un’accozzaglia, però: un mega schieramento di liste che il giorno dopo renderebbe impossibile governare Napoli. Ma con una squadra numerosa, sì. Ma coesa. Manfredi l’ha sottolineato più volte ai suoi: “Omogeneità dal punto di vista, prima di tutto, culturale. Al di là delle esperienze passate che in tanti casi hanno diviso”.
E quindi, con Manfredi, ci saranno De Luca e i grillini, il Pd e Leu. Ma magari anche Sergio D’Angelo, l’ex assessore di De Magistris che ha avviato una corsa solitaria, e l’unico partito del tavolo del centrosinistra che ha puntato i piedi e non si è presentato alla riunione di ieri sera: i Verdi di Francesco Borrelli e Fiorella Zabatta.
Sia con D’Angelo che con gli ambientalisti, i contatti già sarebbero avviati.
Nelle stanze del Partito Democratico, invece, quando si fa il nome di Antonio Bassolino, più di uno allarga le braccia: “Il nostro (a cominciare dalle scuse rivolte all’ex sindaco dal segretario nazionale Enrico Letta, ndr) mi pare che l’abbiamo fatto. Per ora, non vuole sentire ragioni. Magari, più che Bassolino, il problema è qualche bassoliniano…”
Ma tant’è: tornando a Manfredi. Il leader della coalizione vuole una squadra forte e compatta. Ma sicuramente non di 23, nè di 24 (se il centrosinistra recuperasse i Verdi), nè di 26 liste (se la coalizione si aprisse a D’Angelo).
Patti chiari: Manfredi, al massimo, vuole 10 simboli a sostenerlo. Gioco di squadra, appunto: nessun solista.
Manfredi si candida per vincere (come da auspicio generale al primo turno, perché da molti è temuto il confronto diretto al ballottaggio con Maresca). Ma soprattutto per governare.
Vincenzo Varriale, segretario dei Moderati in Campania, il giorno dopo la prima lectio dell’ex rettore, si offre volontario, quindi, con queste parole: “Manfredi sarà il giusto traghettatore per la Napoli post-covid. E’ autorevole e pragmatico, con un’idea chiara della Napoli che verrà. Con la sua alta caratura dimostrata in questi anni sarà anche un simbolo di trasparenza e legalità. Non c’è bisogno di essere magistrati per esporre il vessillo della legalità. Anzi, sarebbe un film che abbiamo già visto. Ora, bisogna dimostrare anche capacità amministrativa. E con Manfredi si vincerà, non abbiamo dubbi. E insieme a tutta la coalizione faremo rinascere la città”.
Varriale è di fede deluchiana. Quindi, non può non sottolineare che “ci rinfranca poi l’idea di avere un futuro sindaco che lavorerà con maggiore sintonia con l’azione programmatica regionale e nazionale. Sarà un’amministrazione
all’avanguardia con idee per sanare il bilancio e per incentivare la crescita del Pil, senza gravare sulle tasse dei cittadini già penalizzati da aliquote al massimo dovute al pre-dissesto. Tutti i progetti messi in campo da Manfredi saranno realizzati anche col sostegno della Regione”.
E intanto, con questa precisazione della Federico II: chiamata in causa per il debito col Comune di 31 milioni di euro per cartelle sui rifiuti non pagate, l’ex ente guidato da Manfredi dal 2014 al 2020 fa sapere che attende la fine del contenzioso giudiziario con Palazzo San Giacomo. E, se le toccherà, si dice pronta a pagare in un’unica soluzione.