Napoli – Dopo la stretta della Prefettura, monta il malcontento dei richiedenti asilo ospitati a Napoli. Circa 150 migranti rischiano di rimanere in strada dopo che il 13 agosto scorso sono risultati assenti a un controllo della polizia nei centri di accoglienza straordinaria situati nella zona della Stazione Centrale. Stamattina sono scesi in piazza, con un corteo partito da piazza Garibaldi e giunti fin sotto alla Prefettura, per chiedere di non essere allontanati dai centri.
Si tratta di richiedenti asilo che temono di perdere il diritto a rimanere nelle strutture in attesa del pronunciamento sulla loro domanda d’asilo. A solidarizzare con i manifestanti varie associazioni antirazziste e centri sociali del capoluogo. L’assenza nei centri oltre le 21, che fa scattare la decadenza dal diritto di ospitalità, l’hanno spiegata qualcuno ha provato a spiegarla con il fatto che non fosse ancora tornato dal lavoro, qualcun altro con il caldo eccessivo di quella serata che aveva indotto tanti a cercare refrigerio in strada. Insomma, un’assenza “giustificata” e non volontà di violare le regole.
Gli attivisti del centro sociale Ex Opg, promotori del corteo di smattina, non usano mezzi termini nello stigmatizzare il giro di vite della Prefettura: “Basta revoche. Non è possibile che 150 persone finiscano in mezzo alla strada da un giorno all’altro, oggi siamo insieme, italiani e stranieri, contro chi ci vuole mettere gli uni contro gli altri: solo uniti possiamo cambiare le cose. Siamo qui sotto la Prefettura da stamattina e stiamo portando gazebo e tende perché non abbiamo intenzione di andare via fino a quando non verranno date risposte e soluzioni dignitose a queste persone”. Intorno alle 12 una delegazione di associazioni, tra cui proprio l’Ex Opg, Less Onlus e 3 Febbraio, insieme a un gruppo di migranti accompagnati da padre Alex Zanotelli, è stata ricevuta dal prefetto per discutere della situazione. I migranti colpiti dall’ordinanza hanno infatti cinque giorni di tempo per motivare la loro assenza. Se le loro osservazioni non saranno convincenti dovranno lasciare i centri in cui sono ospitati, ma non l’Italia. Il rischio, però, è che chi è stato espulso dai centri si ritrovi a vagare nei dintorni della Ferrovia, finendo così per inasprire ulteriormente il clima di tensione che ormai da mesi attanaglia la zona. Sullo sfondo resta infatti la profonda insofferenza dei residenti del Vasto per le condizioni di degrado in cui il rione è piombato a causa dell’immigrazione incontrollata.