NAPOLI – Missione compiuta: il bilancio consolidato del Comune è stato approvato. Gaetano Manfredi, alla sua prima vera prova in aula, può dirsi soddisfatto. Quantomeno perché si dice un uomo pragmatico. L’aver portato a casa il risultato, quindi, basta e avanza. Anche se, accanto ai 30 voti che il sindaco raccoglie per vincere la partita, si allungano le ombre di almeno quattro fantasmi: il Patto per Napoli, la privatizzazione delle partecipate, la Lega di Salvini e l’ex amministrazione De Magistris.
Questi sono i quattro spettri che fanno capolino tra i 30 sì (a favore del provvedimento arrivano dall’opposizione anche i voti di Alessandra Clemente e Claudio Cecere), i 7 no e i 2 astenuti (Antonio Bassolino e Toti Lange). Perché?
Presto detto: perché il Patto per Napoli si capisce che è tutto da conquistare con i voti in consiglio dei ministri e/o in Parlamento a cominciare dalla prossima legge di stabilità. Sarà quantomeno una lunga scalata.
Perché quando si parla di partecipate, tutto si dice tranne che la via per renderle più efficienti sia quella della privatizzazione. Questo nonostante il fatto che buona parte delle forze politiche presenti nella Sala dei Baroni a Napoli, a Palazzo Chigi a Roma abbiano votato il ddl Concorrenza che spinge per un’accelerata in tal senso.
Perchè, dopo giorni di tormenti, la consigliera Rosaria Borrelli ufficializza, sebbene con una nota a margine del consiglio, il suo addio al neo costituito gruppo Maresca per aderire, come aveva anticipato anteprima24.it, alla Lega di Salvini che così torna ad essere presente in aula.
E perché c’è chi vorrebbe interpretare (vedi Alessandra Clemente) il sì a larga maggioranza a questo conto consolidato come un’approvazione all’azione della precedente giunta.
E invece, l’assessore Pier Paolo Baretta la mette così: “La discontinuità resta la cifra dell’amministrazione Manfredi. Noi approviamo questo conto consolidato proprio perché se non lo facessimo rimarremmo imbrigliati nel passato, nelle cose decise dalla passata amministrazione. Non votare il bilancio significherebbe la vera continuità con De Magistris. E invece, ora, facendo tutti la nostra parte, più riusciremo ad essere efficaci e a dimostrare di voltare davvero pagina qui a Napoli, più saremo autorevoli nella interlocuzione col Governo”.
Il nodo, quindi, rimane quello: il Governo centrale come e quando darà una mano a Napoli affinché non affoghi nel suo debito che ormai è prossimo a toccare i 5 miliardi di euro?
L’assessore al bilancio venuto da Venezia, l’ex sottosegretario Pier Paolo Baretta, è e continuerà ad essere l’uomo all’Havana di Manfredi. “Ma ci sono due piani di lavoro – avverte – quello col Governo e quello che dovremo coltivare qui a Napoli, tra di noi”. Beretta, in altre parole, chiede al consiglio di avere le spalle coperte.
Ma tant’è. Dall’opposizione, se la Clemente vota a favore del consolidato volendo vedere una continuità con l’esperienza De Magistris, Bassolino preferisce alzare le mani e astenersi e il centrodestra di Catello Maresca vota contro, come detto.
E lo fa indicando proprio le partecipate come il principale buco nero. I revisori del conti, del resto, fanno presente che “solo Elpis (in liquidazione), Terme di Agnano (in liquidazione) e Napoli Holding hanno mandato le obbligatorie informative. Per le altre, l’ente comunale dispone di dati non asseverati dagli organi di revisione e per la Napoli Servizi non risulta pervenuto alcun riscontro”.
Per questo Maresca si chiede a che gioco si gioca.
Oggi l’ex pm della Dda parla da leader del centrodestra anche se, visto il caso Borrelli e quello Fdi che ha voluto smarcarsi già nei giorni scorsi dalla sua linea di opposizione costruttiva, gliene dà atto fondamentalmente solo Forza Italia con Salvatore Guangi. E invoca un giudice a Berlino. Anzi: un procuratore della Corte dei Conti per mettere fine allo “scempio delle partecipate, arrivando anche a sollevare gli amministratori che, come in questo caso, non trasmettono nemmeno gli atti dovuti per il controllo dei conti in maniera reiterata”.
Maresca poi dice di aver fatto un conto: “Con un debito di quasi 5 miliardi, Napoli avrebbe bisogno di almeno 1,5 miliardi subito dal Governo. Ma per aiutare tutti i 1084 Comuni che sono alle prese con i nostri stessi problemi economici, in finanziaria si dovrebbero stanziare ben 15 miliardi. Praticamente, è impossibile: meglio se pensiamo a un piano B…”.
Avercelo un vero piano B: per un sindaco pragmatico come Manfredi basterebbe che assicurasse l’obiettivo allontanando qualche fantasma di troppo.
Stai navigando all'interno del nostro sito web archivio che comprende gli articoli dal 2017 a fine 2021.
Per le notizie in tempo reale ti invitiamo a visitare Anteprima24.it