Il primo no a Manfredi: ecco chi lo grida – L’intervista

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Napoli – Matteo Brambilla, nel 2016 candidato sindaco di Napoli in quota Movimento 5 Stelle, ora è pronto a votare Gaetano Manfredi?

“No, assolutamente no”.

Perché?

“Perché rimango fedele ai miei principi”.

Il Movimento 5 Stelle è pronto a sostenere l’ex rettore della Federico II assieme al centrosinistra.

“Una decisione presa sulla testa di consiglieri, militanti, centinaia di persone che ci credono ancora. E che non vogliono mischiarsi ad un’accozzaglia”.

Il problema è Manfredi?

“Il problema è l’accozzaglia con chi ha distrutto Napoli negli ultimi 20 anni governandola in prima fila o appena appena defilato”.

Brambilla, allora è pronto a presentare liste di disturbo?

“No. Ma vedremo quando le decisioni saranno rese ufficiali”.

Però la delusione c’è già.

“Come si fa a presentarsi come novità con chi ha ridotto Napoli ad avere 2,6 miliardi di euro di debito? E non credo di parlare sotto una spinta ideologica, eh. Al contrario, dati alla mano”.

Il Movimento 5 Stelle vuole segnare una discontinuità con De Magistris.

“Hanno trasformato il Movimento in una sorta di Democrazia Cristiana, un Udeur, in un club dei quattro amici al bar. Beh, io in questo caso saluto la compagnia: faccio l’astemio”.

Sta finendo male, a carte bollate.

“Visto chi ha fatto diventare il Movimento un partito oligarchico c’era da aspettarselo. La deriva era inevitabile”.

A Cagliari, la Corte d’Appello ha appena dato ragione a Casaleggio.

“E non a Crimi: non ha mai rappresentato nessuno. E’ un capo politico illegittimo”.

Le modifiche allo statuto.

“Illegittime”.

Gli stati generali.

“Io lo dissi in quell’occasione e avvisai che sarebbe andata a finire così. Ma il cerchio magico di Pomigliano ha colpito ancora rovinando il sogno di 11 milioni di italiani”.

Le sue sono parole d’addio.

“Sono parole di delusione. Ho dato al Movimento 15 anni della mia vita per vederlo ora in un Governo filo-liberista, con Draghi premier e il ponte sullo Stretto”.

La cacceranno.

“Io sono un semplice portavoce destinato di per sè a scomparire. Ma con me buttano fuori i 40.000 napoletani che mi votarono? A Roma chi si assume questa responsabilità?”.

Sul profilo di WhatsApp ha ancora la foto con Grillo che l’abbraccia. Cosa gli manda a dire?

“Per il momento ancora niente. Ma è pronto il ‘vaffa’ anche per lui. Quando venne a Napoli, disse: Vi mando affanculo se vi opponete al governo col Pd…”

Brambilla, lei si ricandida?

“Per ora finisco il mandato”.

Con quale simbolo?

“Bella domanda”.

La risposta?

“Io non tradisco i 40mila napoletani che nel 2016 mi hanno votato. Fino alla fine onorerò il mandato che mi hanno dato. I traditori sono altri: Luigi Di Maio, Roberto Fico, Valeria Ciarambino, Alessandro Amitrano, Gilda Sportiello…”.

Per carità, si fermi.

“Ho saputo della Ciarambino in corsa per diventare assessore regionale ai trasporti. E noi parliamo ancora di meritocrazia? Sono in imbarazzo io per lei”.

Si candiderà contro di loro.

“Noi siamo in moto. Il futuro lo costruiamo noi. Loro si tengano le poltrone, il terzo mandato e le figure di m. una dietro l’altra”.

Chi sarà il vostro candidato sindaco?

“Il programma è il nostro candidato”.

I sondaggi dicono che il Movimento 5 Stelle ha ancora un seguito importante.

“Se torna il bipolarismo, torna l’astensionismo. Certo, Conte fa da specchietto per le allodole. Ma dietro ha i nuovi De Mita e i nuovi Mastella, un partito feudale, col culo attaccato alle poltrone: auguri”.

A lei un mandato da consigliere comunale a Napoli basta?

“E avanza. Io mi sento davvero un portavoce. Questi non hanno mai fatto un giorno da consigliere comunale. Non sanno cos’è un atto, non sanno come leggere una delibera. Come fare un intervento. Un portavoce lascia una traccia e lascia il testimone”.

Da Monza al consiglio comunale di Napoli.

“Le racconto l’ultima: Sandro Fucito, il presidente del consiglio comunale, mi fa: ‘Dai, vieni con noi! Sinistra Italiana è al 3,9%’. Vieni nell’accozzaglia, come la chiamo io!”.

E lei?

“Gli ho detto: ‘Buon viaggio’!”

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