Napoli – Dall’area nord a quella orientale, dalla periferia alla periferia. Dai quartieri “dimenticati” della città passa tutto il cuore dei napoletani.
I cittadini del capoluogo campano, a margine delle festività natalizie, non hanno dimenticato la lotta degli operai Whirlpool di Napoli Est. E proprio dalla fabbrica di Ponticelli che parte la controffensiva per resistere alle disuguaglianze sociali che con l’emergenza Covid ci mettono ancora più distanti l’uno con gli altri.
Ma in questo scenario, quasi apocalittico, emerge fortunatamente anche il volto più vero, quello più bello della città. “O’napulitan s’fa sicc ma nun more!” recita un famosissimo detto partenopeo. Un proverbio che incarna alla perfezione le peripezie dei lavoratori della periferia orientale della città.
Gli stessi che da quasi due anni a questa parte hanno gridato a squarciagola, con tutti i mezzi possibili senza mai cadere in cattive tentazioni, per ribadire un loro diritto sancito dalla Costituzione: il lavoro. Diritto che ad oggi, per qualche scellerato meccanismo capitalistico, gli è negato senza valide ragioni in piena pandemia. Ma loro, che nel tempo si sono definiti “L’Italia che resiste”, sono riusciti al contempo a lanciare un grande messaggio a tutta la città. Quello del non arrendersi mai, nonostante si abbia, per dirla alla Giancarlo Siani, “L’ingiustizia del mondo sulla propria pelle”.
Ecco perché in questi momenti delicatissimi e in prossimità delle feste natalizie i cittadini napoletani non hanno dimenticato gli operai della fabbrica di lavatrici.
Da questa mattina sulla cima dell’albero di Natale di Piscinola, quartiere al confine con Scampia, realizzato per ricordare le vittime innocenti di camorra, c’è anche la maglia degli operai Whirlpool con lo slogan che hanno portato con se in questi quasi 600 giorni di lotta: “Napoli non molla”.
D’altronde quale strumento più lodevole del lavoro può innescare il vaccino contro il cancro chiamato mafia. “Un albero che serve per ricordare quello che non doveva e non dovrà più accadere” ha spiegato Stefano Di Vaio, tra i promotori dell’iniziativa insieme ad Enrico Pellino del CSI area nord. Che oggi ci ricordano come i valori dello sport possono incanalare i giovanissimi verso la giusta via, specialmente nelle periferie delle nostre città.
Così mentre a Piscinola l’albero natalizio accende la speranza dei lavoratori e non, dall’altra parte della città, nell’altra periferia di Napoli, arriva la visita che non ti aspetti, quella fatta con l’amore, quello vero.
Succede che un gruppo di persone si reca nella fabbrica di Ponticelli, dove dallo scorso 31 ottobre sono ancora in presidio i lavoratori, e regala dei panettoni agli operai.
“Siamo ex dipendenti di una multinazionale” spiegano raccontando che nel 68 avevano affrontato le loro stesse angherie. “Noi per loro rappresentiamo la lotta e la speranza e gli rievochiamo quei momenti difficili che anche loro hanno sofferto” raccontano, con un velo di emozione, gli operai della Whirlpool.
Due gesti semplici, ma estremamente significativi che saranno difficilmente dimenticati.
“La Rsu – spiegano – ringrazia chi con questi gesti di solidarietà ci affianca nella nostra lotta, perché solo unendo le nostre forze e condividendo i nostri problemi che siano quelli dei lavoratori Whirlpool o di altre realtà si ha la capacità di comprendere e insieme trovare soluzioni per superarle”.
Così in prossimità dell’ennesimo tavolo ministeriale sulla vertenza, in programma il prossimo 21 dicembre, e nel momento più duro per i lavoratori che il prossimo 27 dicembre riceveranno il loro ultimo stipendio, in un contesto ancora pieno zeppo di ambiguità, visto anche il blocco dei licenziamenti fino a marzo, la storia degli operai di Napoli Est ci ricorda ancora una volta che nella vita vale sempre la pena lottare.
Per una volta la periferia, tanto bistrattata da tutti, è un luogo di esempio positivo. E se oggi arrivano questi gesti solidali è soprattutto per merito dei lavoratori che con tutta l’umanità possibile si sono fatti valere, in maniera esemplare.
Raccontando l’altra faccia della periferia, quella più bella, quella che non ha mai smesso di resistere. Se oggi la loro lotta è la battaglia di un’intera città e solo merito loro. E speriamo che quanto prima questi meriti geli possono riconoscere anche le istituzioni di Roma, ma stavolta nei fatti e non solo a parole…