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Il ‘treno’ in partenza per Napoli: ecco chi sogna un Draghi alla sua guida

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NAPOLI – Umberto De Gregorio: commercialista, osservatore della politica napoletana, presidente dell’Eav. Che treno sta partendo per Napoli?
 
“Un treno storico, da non perdere. Alla volta di un futuro pragmatico e riformista”.
 
Il capotreno non sarà Draghi.
 
“La mia idea è che a Napoli, con Gaetano Manfredi, si deve fare qualcosa di simile a ciò che è stato fatto a livello nazionale con il governo dell’ex presidente della Bce”.
 
Signori, tutti in carrozza.
 
“E’ in partenza un governo di solidarietà cittadina. Altrimenti perchè mai Manfredi avrebbe accolto nella sua coalizione anche un pezzo di Forza Italia e un pezzo del mondo arancione ex De Magistris?”.
 
Sostiene il segretario del Pd Napoli, Marco Sarracino: Napoli sarà l’apripista di un nuovo bipolarismo col campo democratico da una parte e quello sovranista da un altro. E soprattutto, che la prospettiva politica del Conte 2 sia tutt’altro che sepolta.
 
“Il Conte 2 non esiste più. Esiste Draghi. Ed esiste la coalizione che già un anno fa ha eletto De Luca in Regione. Una coalizione con una forte componente moderata. L’idea che Manfredi sia frutto solo dell’alleanza Pd – 5 Stelle – Leu è superata dai fatti”.
 
Porte aperte a tutti. Ma non per un mero calcolo elettorale?
 
“Quelli si fanno sempre, inutile negarlo”.
 
Si tenta di chiudere la partita al primo turno.
 
“Il che svela il dato politico: dare a Manfredi una maggioranza ampia da consentirgli di non essere ostaggio di un singolo consigliere comunale. E, per scongiurare il pericolo sabbie mobili, c’è il modello De Luca”. 
 
Ma senza una opposizione forte e riconoscibile non si rischia piuttosto di deragliare come coi consigli comunali di De Magistris?
 
“L’opposizione ci sarà. Con Catello Maresca non si faranno accordi”.
 
Anche se pure lui ha fatto capire di aver votato De Luca.
 
“Non mi meraviglia. E non credo che sia un problema: De Luca si è sempre esplicitamente rivolto a un elettorato ampio e ha raccolto il 70% dei consensi. Ma il punto è un altro: è Napoli”.
 
In che senso?
 
“La città è o non è messa peggio del resto d’Italia? Per me, sì”.
 
E quindi?
 
“E quindi, se la situazione italiana ha fatto nascere il governo Draghi, tanto più qui a Napoli si ha bisogno di un patto di quante più forze democratiche per uscire dal tunnel”. 
 
Ma senza un centrodestra forte, capace davvero di offrire un’alternativa alla classe dirigente del centrosinistra che governa dal 1993 la città, non si rischia finanche un sistema democratico debole?
 
“Il centrodestra, in tal senso, ha perso un’occasione storica: con un buon candidato sindaco riformista, con un profilo che lo avesse tenuto lontano dal populismo, questa volta avrebbe potuto farcela. Invece, come confermano i sondaggi, è confinato nel suo 20%”.
 
Maresca non sembra aver portato alcun valore aggiunto.
 
“Maresca rappresenta un doppio errore del centrodestra”.
 
Il primo.
 
“Essersi affidato a un altro magistrato dopo 10 anni di De Magistris. I napoletani non vogliono una nuova versione del sindaco uscente”.
 
Il secondo.
 
“Non voglio assolutamente demonizzare Maresca. Ma la sua assoluta inesperienza nel campo politico, l’ha portato a compiere una serie di errori abbastanza clamorosa”.
 
Il centrosinistra su questo gioca anche di contropiede: vaste praterie.
 
“In tutte le elezioni inevitabilmente si gioca anche sugli errori dell’avversario. Per De Magistris, le volte scorse, non fu così?”
 
Per Marco Demarco, c’è il rischio di una sinistra illiberale.
 
“Io vedo solo il rischio di una sinistra inconcludente”.
 
E’ quella che raccoglie Bassolino?
 
“No. Quella è una sinistra solamente nostalgica. Frutto, però, dell’errore del Pd di aver isolato Antonio”.
 
A proposito del Pd: De Luca davvero si candida alla sua guida nazionale?
 
“Se si candida alla segreteria non lo so”.
 
Ma lei lo conosce bene.
 
“E dico che, a differenza degli ultimi segreteri del Pd, parla un linguaggio che la gente capisce e apprezza: senza tanti peli sulla lingua”.
 
O sceriffo.
 
“Sa incidere”.
 
Esempio.
 
“Sa come si amministra, come si governa: è stato il primo a dire che era diventato un problema per sindaci e amministratori di enti e società pubbliche firmare qualsiasi cosa. E oggi, l’abolizione della legge Severino è cavalcata da tutti: a destra e a manca”.
 
Manfredi dice, volendo rassicurare, che lui è “il primo non politico”.
 
“Certamente non è un politico: è un professore universitario. Tecnicamente, un tecnico”.
 
Il sindaco di Napoli non può non avere una visione politica.
 
“Certo. E lui la sta già dimostrando con un grande senso delle istituzioni e prima ancora con il suo mettersi a disposizione della città accettando la candidatura. Era l’unico che poteva fare sintesi. Ed è l’unico, tra i candidati sindaco, che ci ha solo rimesso accettando di scendere in campo”.   
 
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