Napoli – Al tempo dell’emergenza sanitaria derivata dal Covid il diritto alla mobilità tra Napoli e provincia rischia il tracollo. Un paradosso se si pensa che tagliando le corse si favoriscono solo gli assembramenti su mezzi pubblici e alle fermate delle stazioni napoletane, a discapito come sempre dei poveri pendolari.
Dopo tempi di passione per gli utenti dell’Eav dove, dopo i tagli record l’azienda è stata costretta a far marcia indietro vista l’affluenza sui mezzi, si continuano a registrare ugualmente disagi ai massimi storici, specialmente sulla tratta Circumvesuviana, la peggior ferrovia d’Italia secondo Legambiente.
Stavolta il diritto negato e i disagi per utenti e dipendenti sbarcano prepotentemente nel capoluogo campano. Dove l’Anm da domani taglierà il 20% dei suoi servizi.
Il motivo sarebbe l’attuale “affluenza molto ridotta ai servizi di trasporto pubblico” in questi tempi di zona rossa.
Ma stando alle immagini diffuse dagli stessi dipendenti dell’azienda napoletana, che oggi vengono eretti a vigilanti del Dpcm per garantire a bordo il 50% della capienza massima, i mezzi del capoluogo continuano ad essere utilizzati.
Specialmente per gli utenti che usufruiscono di un loro diritto – il trasporto pubblico – per recarsi a lavoro, tracciando quindi uno spostamento consono anche in questi tempi di restrizioni.
La sensazione percepita e che si mettano da parte diritti e tutele di dipendenti e cittadini per favorire i bilanci.
“L‘Anm produce un servizio, un diritto, quello alla mobilità, così come gli ospedali dovrebbero produrre quello alla salute: in entrambi i casi, non si può pensare solo ai bilanci” ha spiegato Marco Sansone dell’Usb.
Basti pensare a quello che accade invece in Eav, dove il presidente Umberto De Gregorio, ogni volta che viene messo alle strette sul tracollo del trasporto vesuviano replica ricordando i debiti che aveva l’ex Circumvesuviana quando è arrivato lui alla guida ed ora non ha più.
Ma i bilanci “positivi” di oggi sono dovuti esclusivamente ai tagli fatti dall’azienda per risparmiare. Come la decisione di non assumere vigilanti per la sicurezza in alcune stazioni vesuviane dove poi le conseguenze, alcune anche gravi, l’hanno pagate sulla propria pelle dipendenti ed utenti.
La stessa storia pare avvenire così anche in Anm, dove al termine di tre lunghe riunioni tra azienda e sindacati si è deciso ugualmente di continuare nei tagli al trasporto pubblico. Ma da tempo l’azienda propina fantasiosi potenziamenti che nei fatti si tramutano però in tutt’altro.
Oggi i potenziamenti annunciati parlano infatti di un 20% di tagli alle corse, giustificate dal Covid, ma l’azienda da anni taglia e diminuisce il personale di mezzi e stazioni.
“Se Anm, fino ad oggi, avesse realizzato solo la minima parte degli annunciati potenziamenti al servizio dovremmo avere un bus ogni 3 minuti – racconta Adolfo Vallini
(Usb) – in particolare per le periferie. Ma non è così!”.
“Probabilmente – continua – il taglio delle corse e delle linee, in combinato con la riduzione del nastro di esercizio del funzionamento dei mezzi pubblici lo definiscono “potenziamento“.