Napoli – La voce rotta dall’emozione ma con dentro la forza di chi lotta perché il ricordo diventi impegno vero per la legalità. Mano dolcemente poggiata sulla targa dedicata alla madre, posta nei giardinetti di piazza Medaglie d’oro, Alessandra Clemente insieme al fratello Francesco ricorda Silvia Ruotolo uccisa dalla camorra.
“Ventitré anni fa era una giornata per noi normale. Francesco aveva la recita a scuola, papà con la sua valigetta andava a lavoro e mamma con le scarpe da ginnastica, senza trucco e la musica accesa portava avanti il suo progetto d’amore”. Poi quei 41 colpi di pistola sulla salita dell’Arenella mentre prendeva Francesco fuori scuola.
“Da allora sono entrate altre famiglie che non conoscevamo, di cui non ho mai fatto i nomi e oggi li faccio per la prima volta: gli Alfano, i Caiazzo, i Cimmino…”. Non c’è odio nelle parole di Alessandra, nonostante il dolore straziante, sempre vivo. “Siamo con le istituzioni – dice Alessandra al fianco del sindaco di Napoli e dello zio il giornalista e senatore Sandro Ruotolo – stiamo dalla parte della vita e della giustizia. Abbiamo messo tanta fatica ed impegno per trasformare mamma nella nostra stella, nella voglia di amare e non odiare. Se ci sono gli stessi volti di 23 anni, ma anche altri nuovi, allora è diventata la nostra forza”.
Al punto che Alessandra come ricorda de Magistris, durante la cerimonia di commemorazione tenutasi stamattina nel cuore del Vomero, “ha fatto visite anche alle famiglie dei carnefici” in nome di quell’impegno per portare tutti dalla parte giusta. “Il dolore di perdere una madre così non possiamo neanche immaginarlo e quella di restare a Napoli e impegnarsi anche come assessore è una scelta coraggiosa”. Esserci proprio come in quella frase di Che Guevara scelta per la nascita della fondazione dedicata a Silvia Ruotolo: “Si è fratelli e sorelle quando si sentono nello stesso modo le ingiustizie”.