Napoli – Sit-in davanti il Consolato Americano di Napoli. Gli operai Whirlpool fanno arrivare la loro voce alla nuova presidenza degli Stati Uniti.
A partire dalle 10 di questa mattina i lavoratori dello stabilimento di via Argine sono tornati in presidio sul lungomare di Mergellina, davanti la sede delle istituzioni Usa del capoluogo campano in piazza della Repubblica. Dopo la chiusura del sito di Napoli Est, avvenuta lo scorso 31 ottobre, i lavoratori hanno chiesto al console statunitense Mary Avery di intervenire sulla vicenda. In relazione anche del nuovo scenario politico vigente alla Casa Bianca e l’elezione del nuovo presidente Joe Biden. Sperando che il nuovo Premier a stelle e strisce possa invertire le pressioni mosse sul mercato europeo da parte dell’ex presidente Trump.
Una delegazione di rappresentanti sindacali della fabbrica di lavatrici è stata ricevuta dal capo dell’ufficio politico-economico-commerciale, del Consolato, Patrick Horne, già Console Americano per il Sud Italia, che ha preso in carico la lettera redatta delle sigle sindacali per la console Mary Avery che presto, come spiegano i funzionari del Consolato, parlerà del caso all’ambasciata centrale di Roma per mettersi in contatto direttamente con gli Stati Uniti. “Non è semplice interagire con le multinazionali ma come Paese cercheremo di dare il nostro appoggio politico” ha spiegato Horne ai lavoratori.
Dopo il mancato rispetto degli accordi industriali della multinazionale statunitense siglato con i sindacati e il Governo italiano, dove si prevedeva il rilancio dello stabilimento partenopeo, la Whirlpool ancora oggi non fornisce precise motivazioni sulle perdite della fabbrica di Napoli, motivo per cui, a detta dell’azienda, si è deciso di chiudere il sito di Ponticelli.
In barba agli accordi firmati con il ministro Luigi Di Maio, all’epoca vice Premier, la multinazionale Usa ha ugualmente deciso di cessare l’attività produttiva su Napoli, l’unico stabilimento presente nel Mezzogiorno e fiore all’occhiello delle aziende Whirlpool in Italia. Motivo per cui da mesi sono in agitazione anche tutti gli operai degli altri stabilimenti di Whirlpool in Italia.
“Come lei ben sa – spiegano i sindacati al Console Usa di Napoli – dopo aver siglato un accordo con le Organizzazioni Sindacali ed il Govemo italiano, la multinazionale statunitense ha deciso di non rispettare gli accordi che prevedevano il rilancio dello stabilimento di Napoli e l’assegnazione della lavatrice top di gamma a questo stabilimento destinata al mercato mondiale, cosi da avere i volumi produttivi necessari a rendere lo stesso profittevole; in quanto nel 2005 era stata spostata una produzione di basso di gamma in paese extraeuropei per ridurre i costi di vendita”.
“Lo spostamento di volumi verso lo stabilimento di Napoli – chiariscono i sindacati alle istituzioni statunitensi – non è mai avvenuto e a noi giungono informazioni che questo sia avvenuto per due fattori concomitanti: le pressioni dell’amministrazione Trump per “riportare negli USA” gran parte delle produzioni; la contemporanea apertura di no stabilimento in Cina che producesse lavatrici top di gamma. Da quel momento la direzione aziendale ha cominciato a fornire giustificazioni sempre meno precise e dettagliate su dove avrebbe allocato I prodotti che non realizzerà più a Napoli e sulle reali motivazioni delle perdite”.
La rappresentanze sindacali sono così fiduciose per la nuova amministrazione che a breve si insedierà a Washington D.C. con la speranza che “riporti i rapporti con l’Europa e l’Italia a quelle prassi di alleanza sia strategica che commerciale”. Nel mentre i lavoratori di Napoli, come recita il loro slogan, non mollano e continuano il presidio nello stabilimento della periferia orientale.
Stai navigando all'interno del nostro sito web archivio che comprende gli articoli dal 2017 a fine 2021.
Per le notizie in tempo reale ti invitiamo a visitare Anteprima24.it