Napoli, ecco come DeMa cerca di contenere l’emorragia e evitare la fine anticipata

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“Limitare i danni”: questo è l’obiettivo che sta dettando la condotta di Luigi De Magistris all’indomani delle dimissioni di Eleonora De Majo da assessora alla cultura.

Per questo, il sindaco di Napoli ha impegnato le ultime ore lasciando un pò perdere la campagna elettorale che ha avviato in Calabria (dove si propone come Governatore) e cercando un incontro con gli esponenti di Dema, la lista riconducibile anche ad Insurgencia e che aveva la de Majo come suo punto di riferimento in giunta.

Il primo cittadino vuole evitare che l’ennesimo smottamento della sua maggioranza dia il via alla frana che può seppellirlo definitivamente. Se, infatti, le dimissioni della de Majo avessero conseguenze anche in consiglio comunale, sarebbe in totale balia del Pd e delle altre forze presenti nell’assise di via Verdi che gli sono ostili e che, a quel punto, sarebbero numericamente maggioranza.

Una vera e propria bomba da disinnescare. Perchè già stanno prendendo in considerazione l’idea di porre fine alla sua esperienza da sindaco senza aspettare le elezioni del prossimo ottobre votando la sfiducia in consiglio comunale oppure mandando i propri consiglieri a dimettersi contemporaneamente davanti a un notaio, forti del convincimento che Napoli non possa essere dilaniata da una lunga agonia. E, in più, sorretti dal sogno di servire a freddo una vendetta da ko, assestando all’ex pm uno schiaffo che gli pregiudicherebbe anche il suo futuro in politica in quanto rappresenterebbe per lui un pessimo biglietto da visita da presentare all’elettorato calabrese. Un De Magistris sindaco sfiduciato di Napoli sarebbe un candidato molto meno forte, naturalmente.

Per questo, quindi, la condotta decisa per limitare i danni, per stoppare sul nascere l’ennesima emorragia. Il che ha voluto dire una risposta tutto sommato soft dettata alle agenzie a commentare le dimissioni della De Majo (“Intemperanze giovanili”, “Tornerei a scegliere Eleonora come assessore”), la (forzatissima) ‘inaugurazione’ della stazione della metropolitana Duomo come arma di distrazione di massa e un vis a vis. Per il quale, l’ex assessora si è preparata raccogliendo le firme di 300 artisti napoletani in calce a un documento che elogia il suo operato a Palazzo San Giacomo. Come dire: dopo di me, la frana che può travolgerti.   

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