NAPOLI – Dicono che sia bastata una telefonata di Fulvio Bonavitacola, il numero due di De Luca, per rimandare il vertice del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle che ieri, allo stesso orario della partita del Napoli, si riprometteva di segnare una svolta decisiva verso l’individuazione di un candidato sindaco unitario.
A giudicare dalla dichiarazione di oggi del leader napoletano di Articolo Uno, Francesco Dinacci, la versione prende ancor più consistenza.
“Se si vuole favorire un processo politico nuovo – ha dettato il bersaniano alle agenzie – bisogna fare scelte di grande disponibilità e apertura. Noi siamo interessati a discutere di un programma di svolta per aprire un nuovo decennio a Napoli. Comprendiamo che vi sia un dibattito articolato tra le forze politiche, è fisiologico. Tuttavia, un progetto credibile non si costruisce alimentando continuamente differenze e problemi, né cavandosela con battute o schermaglie tattiche”.
Con chi ce l’ha Dinacci? La risposta arriva leggendo il rigo successivo della sua dichiarazione: “Dalla Regione Campania ci aspettiamo un salto di qualità perché è da lì che può venire un grande contributo politico, non solo per l’importanza del ruolo che è in grado di esercitare, ma soprattutto perché siamo alle porte di una nuova stagione che deve avere l’ambizione di costruire un rinnovato meridionalismo a partire dalle risorse straordinarie del Recovery Fund”.
Sotto il tiro del centrosinistra che difende a spada tratta l’alleanza con il Movimento 5 Stelle e, in proiezione, la conseguente discesa in campo di Roberto Fico come candidato sindaco, c’è, quindi, la parte riformista della stessa coalizione.
A prendere le sue difese, nel primo giorno da responsabile enti locali nazionale di Italia Viva (assieme a Marietta Tidei) nonchè nel suo primo giorno da coordinatore regionale dei renziani (assieme ad Angelica Saggese), è il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto: “Vincenzo De Luca è una risorsa straordinaria del centrosinistra campano. Per individuare il famoso perimetro della coalizione che deve proporre il candidato sindaco a Napoli, non si può prescindere da lui e dalla formazione che lo scorso settembre è stata premiata dagli elettori campani”.
La parola d’ordine, sul tavolo napoletano, rimane quella di tenere fuori il Movimento 5 Stelle? “Il Movimento deve chiarire da che parte sta”.
Sta dalla parte di segnare una netta discontinuità con l’esperienza De Magistris e dalla parte di fare una legge che salvi Napoli dal crac finanziario. Non basta? “Occorre un accordo più vasto, un progetto più riformista”.
Per Italia Viva occorre Gaetano Manfredi e non Roberto Fico, vero? “Quello di Manfredi è un nome importante, riformista. Ma il nostro candidato è Gennaro Migliore. Ad oggi non c’è accordo e noi chiediamo le primarie per questo motivo. Detto questo, le trattative su Napoli le segue Graziella Pagano che è brava e autorevole. Ma se non c’è un candidato unitario, è giusto andare tra la gente e far scegliere loro il candidato con le primarie”.
In sintesi: Manfredi o primarie. Anche se i sondaggi indicano che con Fico il centrosinistra assieme al Movimento 5 Stelle potrebbe vincere al primo turno? “I sondaggi sono prematuri”. Così l’uomo nuovo di Italia Viva.
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