Napoli – Pietro Ioia, neo garante comunale dei detenuti, non ci sta a finire nel tritacarne delle polemiche. “La mia nomina a garante dei diritti delle persone detenute napoletane è la dimostrazione che chi affronta la sua condanna e fa un percorso riabilitativo può diventare un aiuto per chi non ha voce, ed è inoltre un esempio concreto di rispetto della nostra costituzione. Ventidue anni di carcere mi hanno fatto comprendere bene quali sono i problemi che deve quotidianamente affrontare chi all’interno di quelle mura ci deve stare o ci lavora”. Ma l’ormai ex narcotrafficante del clan Giuliano non vuole sentir parlare di ostilità, anzi: “Alle critiche che ho ricevuto rispondo solo dicendo che sarò sempre a disposizione di chiunque voglia venire con me a conoscere e soprattutto aiutare le realtà penitenziarie napoletane”.
Intanto sulla querelle interviene una persona che conosce bene sia Ioia che la realtà carceraria di Napoli: “Confesso che in un primo momento sono rimasto un po’ perplesso dalla scelta del sindaco per questa nomina, anche perché conoscendo diversi candidati, alcuni qualificati e anche con anni di esperienza di volontariato nelle carceri e con un costante impegno di servizio quotidiano nell’ambito del mondo del penitenziario, pensavo che uno di questi avrebbe potuto dare un ottimo contributo per quanto riguarda i diritti delle persone ristrette”, così don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale e direttore dell’Ufficio pastorale carceraria della Curia di Napoli, che sottolinea di voler “leggere questa nomina in modo positivo, anche come un segno di testimonianza rispetto a tutti coloro che pensano che chi ha fatto esperienza di detenzione debba essere segnato da questo per tutta la vita, quindi escluso da una seria possibilità di riscatto“.
“Non ricordo un caso di una mia nomina alla quale non sono seguite delle polemiche”, taglia invece corto il sindaco Luigi de Magistris, che rivendica così la propria decisione: “Non mi sono voluto smentire”.