Home Napoli Cronaca Napoli Napoletani scomparsi in Messico, fissata la sentenza per i poliziotti “traditori”

Napoletani scomparsi in Messico, fissata la sentenza per i poliziotti “traditori”

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Si terrà il prossimo 26 settembre, salvo colpi di scena, la sentenza sui quattro poliziotti di Tecalitlan, in Messico, ritenuti coinvolti nella sparizione dei tre venditori ambulanti napoletani (Raffaele Russo, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino) di cui non si hanno più notizie dal 31 gennaio 2018. Gli agenti di polizia sono coinvolti nella vicenda perché avrebbero “venduto” i tre italiani a un boss del narcotraffico messicano. 

A rendere nota la data della sentenza è il legale delle famiglie Russo e Cimmino Claudio Falleti che attraverso un legale messicano sta difendendo la posizione delle famiglie napoletane nel processo che si sta celebrando nel tribunale di Jalisco.

“La Costituzione Messicana – spiega Falleti – e il codice di procedura penale prevedono che il ‘Juicio Penal Oral’ (una sorta di sentenza di primo grado, ndr) si definisca al massimo nell’arco di due anni”.

Falleti fa anche sapere di avere fatto istanza affinché Francesco Russo (figlio, fratello e cugino dei tre napoletani scomparsi) venga ascoltato, in video collegamento dall’Italia. Lui è stato l’ultima persona ad entrare in contatto con Antonio e Vincenzo. Quest’ultimi inviarono via WhatsApp gli audio registrati in auto il giorno della sparizione. Audio decisivi per risalire  al coinvolgimento della Polizia locale nella sparizione dei napoletani. “Vogliamo fidarci della Giustizia e vogliamo che i colpevoli paghino per ciò che hanno commesso, – dice ancora Falletidesideriamo che la Procura Generale della Repubblica Messicana possa, attraverso le indagini, individuare i mandanti e le loro responsabilità ma, soprattutto, ritrovi i nostri connazionali”.

I tre napoletani in Messico lavoravano in un giro di generatori elettrici che venivano poi rivenduti a prezzi d’oro ai contadini sprovveduti della zona.  Secondo quanto emerso dalle indagini, e confermato dallo stesso Stato messicano nei mesi scorsi, il boss “El Quince” (attualmente detenuto) era a conoscenza del rapimento degli italiani e in un’intercettazione telefonica con un capo del cartello locale che comunica di essere in possesso di due italiani che si chiamano Russo e chiede al boss istruzioni su cosa fare, la risposta di “El Quince” fu secca: “Fatene ciò che credete”.

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