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La Circumvesuviana come terapia: la favola del piccolo Michele

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Napoli – Si pensa che la vera bellezza di un luogo da raggiungere sia nel viaggio stesso che passa nel percorso d’arrivo, così è quanto più filosoficamente possiamo mai immaginare questo termine. Ne sanno qualcosa i pendolari della Circumvesuviana napoletana, la linea ferroviaria che dai comuni vesuviani raggiunge il capoluogo campano. Un vero è proprio viaggio della speranza, tra disservizi, ritardi, soppressioni e tanto altro.

Per il piccolo Michele, un bimbo autistico ed emofiliaco di Torre del Greco, la circum è proprio quel filosofico “tanto altro”.  A soli 8 anni e mezzo, si ritrova ad affrontare quotidianamente ogni settimana quel viaggio, che dalla sua casetta lo porta a Napoli per raggiungere il centro specialistico, dove effettuerà le cure di rito.

Il disagio, diventa così una lodevole occasione per prendere consapevolezza di se. Sappiamo bene cosa tocca affrontare ogni giorno agli utenti della Circumvesuviana, ma per il piccolo Michele quella “battaglia” tra i vagoni della linea Eav è un grande antidoto che fa da anticorpo per le vere battaglie della vita.

A raccontare la storia, che ha già commosso il web, è la pagina satirica Spotted Vesuviana, dove Cira Amato, la mamma del piccolo Michele, ha voluto far conoscere così la sua singolare vicenda.

Se non ci fosse stata la sua grande forza di volontà, oggi difficilmente staremo a parlare di questa bellissima storia. Cira, una sarta di Torre del Greco, appena ha saputo che il figlio avrebbe dovuto utilizzare i binari dell’Eav per raggiungere il centro di cura al Vomero, non ha esitato neanche un secondo.

Nonostante sapesse bene quali sono le insidie da intraprendere nel viaggio, ha voluto lo stesso utilizzare il mezzo. Dove Michele può da subito rapportarsi con le difficoltà della vita e imparare giorno per giorno a combatterle.

Sembra quasi un film d’animazione hollywoodiano, ma è la semplice cronaca della realtà che ci circonda. Tutto ha inizio intorno i 21 mesi del bimbo, che inizia a dare i primi segnali d’autismo, chiudendosi e assentandosi col mondo esterno. Le gravi difficoltà relazionali, spingono così la madre a cercare cure nei centri specializzati di Napoli.  

Senza una macchina, la scelta sulla Circumvesuviana diventa così obbligatoria. La madre pur di portar il figlio a ricevere le sue cure, fa credere al piccolo Michele di trovarsi in un treno speciale, quello dei cartoni animati per intenderci, dove ci sono proprio tutti, dal protagonista buono fino al peggior antagonista. Così qui disagi quotidiani del treno vesuviano, diventando ben presto per Michele un campo di gioco per affamare la sua curiosità e al col tempo iniziare a farsi le ossa nella vita dei grandi.

In poco tempo, il viaggio diventa l’ambientazione del magico mondo del cartone Winnie the Pooh. Le fermate diventano un modo per apprendere la memoria, mentre le strategie per trovare i posti a sedere, tanto care per tutti i pendolari, si trasformano in emozionanti gare all’ultimo respiro. Gli effetti su Michele sono così in brevissimo tempo incredibili. Diventando il beniamino di tanti pendolari che condividono con lui i problemi della Circumvesuviana. Michele così si apre con l’esterno e acquista una grande autonomia giorno dopo giorno. La sua cura è semplicemente la bizzarria di quel treno da molti tanto criticato.  

 

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