Catello Maresca candidato della destra? Ecco i consigli di Amedeo Laboccetta

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NAPOLI – Amedeo Laboccetta, volto storico della destra napoletana. Lei vuole una commissione parlamentare d’inchiesta sulla giustizia.
 
“Sto raccogliendo le firme per una petizione popolare. E’ necessaria”.
 
La lettura del libro di Palamara e Sallusti “Il sistema”, non ciò che gli è capitato personalmente, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
 
“Il libro di Palamara e Sallusti chiude una trilogia”.
 
Parte prima.
 
“Fabrizio Cicchitto, “L’uso politico della giustizia”. Correva l’anno 2006″.
 
Parte seconda.
 
“Mi devo autocitare: nel 2015 diedi alle stampe “Almirante, Berlusconi, Fini, Tremonti, Napolitano, la vita è un incontro” nel quale descrissi l’azione determinante della magistratura per far cadere il governo Berlusconi nel 2011. Ricorda i processi Ruby?”
 
Voglio ricordare il titolo del Corriere del Mezzogiorno che martedì ha ospitato un suo scritto: “Serve una commissione parlamentare d’inchiesta sulla giustizia malata e sul suo uso politico”. Tanti lettori credevano che trattasse di Catello Maresca, magistrato e mezzo candidato contemporaneamente.
 
“La mia iniziativa non ha nulla a che fare con lui, per carità”.
 
Però Maresca è un caso a proposito di giustizia e politica.
 
“Maresca è un gigante da magistrato. Se lo si confronta con De Magistris, poi, non ne parliamo. Il sindaco è stato un fallimento sia con la toga sia a Palazzo San Giacomo”.
 
Ora si torna a votare. Ed è il centrodestra a un passo dall’avere un magistrato candidato sindaco.
 
“Ho sempre creduto nel primato della politica. Occorrerebbe tenerlo presente. Ma se Maresca diventasse il nuovo sindaco di Napoli non potrei che augurargli buona fortuna”.
 
Maresca si mantiene nella sua ambiguità.
 
“La vogliamo chiamare incertezza?”
 
Chiamiamola incertezza.
 
“Ma non va bene. Se ha deciso di impegnarsi in politica, getti il cuore oltre l’ostacolo e venga allo scoperto”.
 
Sono mesi che va avanti così.
 
“I tatticismi fanno male alla politica”.
 
E non solo.
 
“Certo, è così. Maresca che programma ha? Che progetto politico propone? Finora io non ho visto nulla”.
 
Gli dia qualche consiglio.
 
“Glieli ho già dati un sacco di volte nell’ultimo mese e mezzo”.
 
Prima cosa da fare.
 
“Convocare una conferenza stampa”.
 
Seconda.
 
“Sedersi davanti ai giornalisti con i partiti e le civiche che lo sostengono”.
 
Terza.
 
“Spiegare ciò che propone per Napoli”.
 
Quarta.
 
“Presentare la sua squadra di governo. Sarebbe un’innovazione”.
 
Un libro dei sogni.
 
“Io al suo posto sa cosa farei adesso?”
 
Cosa?
 
“Ufficializzerei la mia discesa in campo sabato, primo maggio: festa dei lavoratori. Una data emblematica per Napoli, la nostra capitale del Sud”.
 
Dove si preferisce giocare a nascondino.
 
“Questo sarebbe il mio stile. Questo sarebbe lo stile di chi volesse risultare credibile in una città dove il primo partito, di gran lunga, è quello di chi non va più a votare”.
 
Quante ferite.
 
“La politica qui è in esilio”.
 
Maresca, se continua così, non rischia di disperdere anche il valore aggiunto che potrebbe dare al centrodestra dei partiti?
 
“Io dico di più”.
 
Prego.
 
“Rischia che il Consiglio Superiore della Magistratura torni sul suo caso. E sarebbe un problema per la sua figura nell’opinione pubblica”.
 
Magari non si candida e lascia il centrodestra senza candidato.
 
“No, no: si candida. Ho parlato con lui: non fa il passo indietro, l’ho intuito”.
 
Per fare un passo in avanti deve unire partiti di centrodestra e civiche e c’è la questione dei simboli che non vuole. Su questo, che consigli dà, invece, ai partiti?
 
“A loro nessun consiglio”.
 
Perchè?
 
“Stendiamo un velo pietoso”.
 
Non li ascoltano?
 
“Diciamo che i dirigenti del centrodestra napoletano sono troppo autoreferenziali per farlo”.
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