Napoli – Questa mattina, in una intervista a La Verità, Massimo Cacciari è andato sul sicuro a proposito di alleanze: “A destra, alla fine, si mettono comunque d’accordo. A sinistra no”.
A Napoli, i fatti di giornata subito hanno messo alla prova la tesi dell’ex sindaco di Venezia.
Ore 8:05, radio Crc. Corrado Gabriele, per il suo “Barba e Capelli”, intervista Catello Maresca.
Segno della croce, prima domanda: “Posso definirla candidato sindaco del centrodestra o si arrabbia subito?”
Risposta: “No, no. Non mi arrabbio perché non è la verità. Non sono né ancora ufficialmente candidato sindaco, né tantomeno di centrodestra. Stiamo facendo un’operazione di ascolto, oggi più serena perché sono in aspettativa”.
Amen. Il fatto è che oggi, a Roma, il vertice del centrodestra nazionale sulle prossime elezioni comunali con Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani ha come punti all’ordine del giorno principali la designazione delle candidature a sindaco a Milano e Roma.
Napoli era considerato un caso chiuso. Tajani, il numero uno di Forza Italia, l’aveva annunciato: “Maresca è il nostro candidato”. E Salvini, addirittura aveva sfoggiato il suo sorriso migliore esclamando: “Felicissimo della sua candidatura”.
Ma ora? Dai partiti napoletani i segnali d’allarme sono continui. Qualcuno, a dirla tutta, anche di insofferenza. Ma tant’è. Anche Maresca è atteso ad un confronto coi i vertici nazionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Per l’alleanza e per confermare l’assunto di Cacciari (“A destra, alla fine, si mettono comunque d’accordo”), ci sarà anche da affrontare una volta per tutte la questione dei simboli. A Napoli, nessuno dei partiti dice di voler rinunciare alla sua identità. Se nei giorni scorsi Fulvio Martusciello, il responsabile cittadino di Forza Italia, ha rispolverato il teorema delle convergenze parallele, del resto, non è stato un caso.
Ore 9:33, La7. Alessandra Sardoni, per il suo “Omnibus”, intervista Antonio Bassolino.
Segno della croce, l’ex sindaco ripete che rimane in campo: nessun passo indietro. E’ e rimane candidato sindaco. Tanto più che – sostiene – votare per il Comune è una cosa, per il Parlamento un’altra.
La sostanza è che le parole di Enrico Letta con le quali gli ha chiesto scusa a nome del Pd, oggi, sembrano proprio gettate al vento.
Tant’è che, nel corso della giornata, su Facebook, appare anche un appello a favore della discesa in campo dell’ex Governatore firmato da 6 ex primi cittadini degli anni Novanta: Michele Caiazzo, Antonio Ciraci, Aldo Mobilio, Leopoldo Spedaliere, Sergio Troiano e Bernardino Tuccillo.
E poi ancora di ex consiglieri e assessori, roba da far venire l’ulcera a Claudio Velardi che nei giorni scorsi ha avvisato Bassolino e i suoi di essere finiti in una “bolla nostalgica”: Guglielmo Allodi, Raffaele Porta, Pietro Paolo Pollio, Mimmo Pinto, Antonio Baldi, Orlando Corradini, Franco Martinelli, Rino Brusco, Romualdo Molino, Antonio Giordano.
Laddove ha fallito Velardi, nel pomeriggio hanno tentato i bersaniani di Articolo Uno. Michele Gravano e Francesco Dinacci l’hanno messa così: con un altro appello (il secondo della giornata) ad Antonio Bassolino a “considerare e valutare nella giusta dimensione l’alleanza che è alla base della proposta di candidatura del rettore Manfredi” affinché “nelle forme politicamente che riterrà più opportune, possa contribuire ad evitare fisiologiche divisioni nel campo del nuovo centrosinistra che si va costruendo”.
Per Cacciari, uno sforzo inutile.