Napoli – La foto che vede Diego Armando Maradona nella vasca a forma di ostrica insieme con i fratelli Giuliano di Forcella, che negli anni Ottanta erano i veri padroni della Napoli criminale, è diventata un’immagine storica. Maradona non l’ha mai negata quella frequentazione. I Giuliano volevano che l’altro “re” di Napoli, quello di tutta Napoli, sedesse al loro fianco.
“Non dimenticherò mai la notte in cui conobbi Maradona”, racconta Luigi Giuliano in un’intervista rilasciata a ‘Il Mattino’. Dopo i molti reati scontati, oggi all’età di 48 anni vive a Reggio Emilia dove si è trasferito da qualche anno. Luigi è il figlio di Nunzio Giuliano, ed era lì con i suoi zii Carmine e Raffaele quando fu scattata la famosa foto che li ritrae con Maradona accanto. Una foto che ha poi perseguitato ‘el Pibe’ negli anni. “Arrivò nella casa di mio zio, Luigi Giuliano, – spiega – quando lui era in carcere e il palazzetto di vico Pace a Forcella era abitato da un altro dei miei zii, Carmine, che vi passava la latitanza. Al piano terra c’era una grande sala con un biliardo. Diego entrò, prese una boccia e se la mise sul piede. La palla rotava su se stessa e non cadeva. Restammo muti, poi Carmine lo abbracciò e gli disse: Sei un mostro. Lo toccava in continuazione e continuava a ripetere Sei un mostro, sei un mostro. Ma Maradona, invece, era Dio”.
Era il 1986 e Maradona era a Napoli da due anni. I Giuliano erano i ‘re’ di Forcella, ma Nunzio si era già allontanato dal quartiere. Fu così che Luigi partecipò alla festa in onore di Diego Armando Maradona. “Carmine Giuliano era un patito del Napoli e chiese a un capotifoso di fargli incontrare Maradona”, racconta Luigi. “Era passata mezzanotte e noi ragazzi armati presidiavamo il quartiere per controllare che non ci fosse la polizia in giro. Ma Maradona è Maradona e io non volevo perderlo, perciò ogni tanto lasciavo il posto di guardia ed entravo nel palazzetto dove si svolgeva la festa. Lui, il nostro mito, era lì e rideva, scherzava con tutti. Mio zio gli stava accanto, lo abbracciava continuamente. Parlavano tra di loro, credo che discutessero soprattutto di pallone. E poi bevevano champagne. E ridevano, ridevano tanto”. Poi parla della cocaina: “Credo che mio fratello ne avesse portata una busta, era un po’ come lo champagne, ravvivava la festa. Ma Maradona non era venuto a Forcella per quello. No. Lui era venuto per noi, era venuto perché noi glielo avevamo chiesto. Io credo che non si fosse assolutamente domandato se fosse giusto o meno andare da un camorrista, da un latitante. Lui era così, era uno che non si negava a nessuno. E quella era una festa con delle persone che lo adoravano”.
E poi le serate insieme a Diego: “Lui e Carmine diventarono amici e continuarono a incontrarsi. Diego partecipò al matrimonio di mio cugino, anche lui Luigi Giuliano, che tutti chiamavano Zecchetella, e poi a feste e comunioni. Io, invece, lo ho incontrato spesso nei locali alla moda che frequentavamo entrambi. Ero un ragazzino anche se a quattordici anni giravo armato e guidavo auto e moto: facevo il gradasso, ma come tutti davanti a Diego mi ammutolivo”.