Home Napoli Manfredi, cosa deve cambiare per diventare sindaco: L’INTERVISTA AL BIG

Manfredi, cosa deve cambiare per diventare sindaco: L’INTERVISTA AL BIG

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NAPOLI – Berardo Impegno: professore di filosofia, già parlamentare, riformista nel Pci, “socialista libertario”, uomo di peso del Pd napoletano, 76 anni oggi. Potrebbe scrivere un libro.
 
“Grazie per gli auguri. Sì, in effetti sto pensando a un libro”.
 
E’ anche nume tutelare di Gaetano Manfredi.
 
“Diciamo che sono fra quelli a lui più vicini”.
 
Le ha fatto gli auguri di buon compleanno?
 
“Me li farà tra poco alla Festa dell’Unità”.
 
A gennaio di quet’anno scriveva su “Il Riformista”: “Il Pci sapeva parlare al popolo, il Pd conosce solo Chiaia e il Vomero”. Ora, però, per conquistare i quartieri-bene si affida agli ex di Forza Italia.
 
“No, noi non deleghiamo nulla a nessuno”.
 
“Azzurri per Napoli”, da una costola di Forza Italia alla corte di Manfredi.
 
“Noi siamo già radicati in quei quartieri. Il nostro problema, semmai, è come recuperare nelle periferie e nel centro storico più degradato”.
 
Da gennaio ad oggi, cosa è cambiato?
 
“Ora abbiamo un programma la cui bussola è ricollegare èlite e plebe”.
 
Elite, plebe: nel 2021.
 
“La dico aspra”.
 
Le due Napoli, i libri di storia ne sono pieni.
 
“Oggi c’è una parte impoverita e impaurita dal Covid, senza più speranza”.
 
Guai.
 
“Per fortuna, però, ora abbiamo l’occasione del Recovery Fund”.
 
Occorrono i progetti per i soldi dell’Unione Europea.
 
“Bisogna creare nuove condizioni materiali, cioè nuovo lavoro. E bisogna creare nuove condizioni sociali, ad esempio rilanciando la scuola”.
 
Manfredi ieri ha detto che 4 bambini su 10 a Scampia con la Dad non ha saputo più cosa sia.
 
“Dati che spiegano come Napoli sia in ginocchio non solo dal punto di vista economico, ma sociale e culturale. La plebe non ha incontrato una rappresentanza politica”.
 
La plebe.
 
“E’ un concetto importante”.
 
De Magistris non è stato abbastanza plebeo?
 
“De Magistris si è rivolto agli antagonisti, agli oppositori del sistema. E’ diverso”.
 
Centri sociali e okkupazioni.
 
“C’è qualcosa di interessante anche in quei giovani. Il fatto è che De Magistris li ha lasciati nella loro precarietà, senza dare loro alcuna prospettiva. Li ha immobilizzati”.
 
Per loro e per tutti, Umberto De Gregorio sostiene che Manfredi è il Draghi napoletano.
 
“Manfredi è il migliore candidato che potevamo avere. Ha competenza, serietà, disciplina e curriculum. Gli manca solo una cosa: deve diventare più popolare”.
 
E come si diventa “più popolare”?
 
“Tornando un pò bambino”.
 
E gliel’ha detto?
 
“Certo. E glielo ripeterò anche in pubblico alla Festa. Deve svestirsi dei panni del professorone. Ad oggi si rivede in lui l’èlite. Ma anche la plebe lo deve riconoscere come suo possibile rappresentante”.
 
Per questo l’agenzia di comunicazione di Daniel Fishman gli ha tolto la giacca e gli occhiali nei manifesti!
 
“Appare ancora troppo costruito. Ma quella è la direzione, sì”.
 
Come si fa a non apparire costruiti se non si ha quell’atteggiamento?
 
“Con l’esempio di Draghi. Con la sua comunicazione così efficace. Come ha detto l’altro giorno? ‘L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire’. L’hanno capito immediatamente tutti. Anche Salvini”.
 
Manfredi però suscita polemica anche quando va a fare le passeggiate elettorali o va a mangiare una pizza nei quartieri.
 
“I luoghi più difficili di Napoli li deve sentire di più. E’ una questione di sentimento, che è parte integrante della ragione. Senza sentimento, quest’ultima diventa pura astrazione”.
 
A proposito di astrazione. Marco Plutino su “Il Riformista” di oggi: alla festa dell’Unità, da Letta in giù, nemmeno una parola su Napoli. Zero idee dal “caravanserraglio senza forma e senza idee che sostiene l’ex rettore”.
 
“A Plutino posso spedire personalmente le 120 pagine di programma che io, Paolo Mancuso e altri dirigenti del Pd abbiamo elaborato”.
 
Centoventi pagine! Chi aveva un programma così lungo?
 
“Prodi”.
 
Si ricorda quando Veltroni si lamentava di quei tavoli di coalizione affollatissimi?
 
“Come no! Aveva ragione. Tant’è che io resto legato alla vocazione maggioritaria che voleva dare al Pd”.
 
Ora, invece, a chi punta il dito dicendo che quella di Manfredi è una coalizione con dentro di tutto di più, sempre Umberto De Gregorio risponde così: “A Napoli ci vorrebbe un governo di unità cittadina”.
 
“Sarà fondamentale un fatto: la coalizione di Manfredi non dovrà risolversi in una mera sommatoria di sigle. Va bene il “campo largo” alla Zingaretti. Ma occorre l’asse portante”.
 
E c’è quest’asse portante?
 
“Deve essere il Pd. E per questo sarà fondamentale che diventi non il primo, ma di gran lunga il primo partito della coalizione. Altrimenti il rischio di una coabitazione troppo eterogenea c’è. Anche se Manfredi è bravissimo a fare sintesi”.
 
“Repubblica” di oggi: Manfredi in settimana sarà accompagnato dalle pentastellate al governo Fabiana Dadone e Laura Castelli. E ditelo che lo fate apposta per far arrabbiare Plutino, De Giovanni, Macry e compagnia bella!
 
“Per vincere è necessario il Movimento 5 Stelle”.
 
Un mero calcolo elettorale.
 
“No. Suvvia! Come si fa a non vedere il travaglio che vivono i 5 Stelle? Erano populisti e ora stanno al governo. Erano anti-europeisti e hanno votato per la Von der Leyen. Stavano con i gilet gialli e ora Di Maio è in giacca e cravatta anche con 40 gradi all’ombra. Vanno incoraggiati”.
 
Ma Conte con la riforma della giustizia che non manda giù…
 
“Se li lasciamo al loro destino tornano al loro punto di partenza”.
 
Bassolino col comizio di lunedì a San Giovanni o Maresca che oggi ha scoperto che il mare a Napoli è inquinato: chi teme di più?
 
“Non saprei. Certo, Bassolino ha perso una buona occasione per compiere un atto di generosità ritirando la sua candidatura. Glielo abbiamo chiesto. Ma niente”.
 
Perché secondo lei?
 
“Perchè è sempre stato un testardo”.
 
Per Claudio Velardi vive in una bolla nostalgica.
 
“Secondo me, in fondo in fondo, non si perdona il fatto di non essersi candidato 5 anni fa. In effetti, all’epoca, dopo le primarie contestate, avrebbe avuto più senso. Oggi, invece, soprattutto dopo la scelta di Manfredi, la sua corsa è davvero difficile da comprendere. Non andrà da nessuna parte”.
 
Una parola su Maresca.
 
“Mi impressionano i berlusconiani che sostengono un magistrato fino a qualche settimana fa in servizio nella stessa città di Napoli. Lo trovo incredibile”.
 
Ora, sotto lo sguardo di Salvini, Maresca ha firmato per i referendum sulla riforma della giustizia. Anche per la separazione delle carriere.
 
“Opportunismo e incoerenza allo stato puro. Ma, al di là di questo: a nessuno, nemmeno al più distratto può sfuggire che fino a qualche giorno fa diceva che non sarebbe mai stato con i partiti. No, Napoli non si merita di essere rappresentata da un uomo così incoerente e opportunista”.
 
Domani la Festa dell’Unità la chiude Vincenzo De Luca. Ma col Governatore non si sa mai come andrà a finire.
 
“Sarà il bello della diretta”.
 
Faccia un pronostico.
 
“Sarà più generoso di me nei riguardi di Manfredi”.
 
Manfredi ha detto che vince al primo turno.
 
“Su questo non dico niente. Ma solo per scaramanzia”. 
 
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