Tempo di lettura: 7 minuti
Napoli – Graziella Pagano, coordinatrice napoletana di Italia Viva. Una vita spesa a sinistra, nel campo riformista sempre: dai tempi del Pci a quelli del Pd. Carattere da leonessa.
“Ora sto facendo i conti con un colpo della strega. Ma sono comoda lo stesso”.
Iniziamo allora dal suo ultimo post su Facebook: “Questo è il tempo per la mia generazione di sostenere lo sforzo di persone come Marco (Sarracino, il segretario del Pd Napoli, ndr) e Apostolos (Paipais, presidente della ottava Municipalità, ndr). Non per forza avanti a tutti: anche di lato va bene”. E’ un messaggio a Bassolino?
“No, non è una frase rivolta a lui. E’ che penso che questa partita delle prossime elezioni comunali a Napoli deve dare l’opportunità di far venire fuori una nuova classe dirigente”.
Non è d’accordo, quindi, con Claudio Velardi? Ha detto che Bassolino e i suoi vivono in “una bolla nostalgica”.
“La nostalgia è sempre canaglia. Ma quella di Antonio è una battaglia limpida e aperta: non ho nulla da rimproverargli”.
Nemmeno di rompere il fronte del centrosinistra?
“Io non condivido la sua scelta, ma per certi versi la capisco pur avendo sempre vissuto nel presente guardando al futuro. Non mi sono mai fatta influenzare dalla nostalgia. Altrimenti non avrei fatto la scelta di Italia Viva”.
Non rimpiange mai la scelta di aver lasciato il Pd?
“Lo rimpiangerei se il Pd si caratterizzasse per delle nette scelte riformiste”.
Ma il cosiddetto “popolo della sinistra” a dirigenti come lei e Bassolino chiede unità.
“L’unità, però, si costruisce sulle idee. Altrimenti è unanimismo. Con i vecchi compagni conservo uno splendido rapporto. Ma già ai tempi della svolta della Bolognina ci fu chi, come me e Claudio Petruccioli, salutammo quella svolta come una evoluzione. E chi, come Goffredo Bettini, solo come una necessità”.
A proposito di Bettini: ha scritto su Domani: “Se i 5 Stelle vogliono stare col Pd scelgano su giustizia e candidati”. Sul candidato unitario a Napoli ci siamo. Sulla giustizia firma per il referendum promosso dai Radicali e dalla Lega per riformare la giustizia?
“Sì, firmo. I referendum servono a rafforzare la stessa riforma Cartabia. E io da tempo, già all’interno del partito, mi sono battuta per la separazione delle carriere”.
Maresca, qui a Napoli, per molti, non ha rispettato nemmeno la separazione tra magistratura e politica…
“Il Csm ha detto che si è comportato correttamente dal punto di vista formale. Non ha piegato il suo ruolo alla politica”.
E’ stato opportuno fare il magistrato e il candidato sindaco in pectore?
“No, non lo è stato. Ma casi simili li abbiamo avuti anche nel nostro campo: Michele Emiliano in Puglia, ad esempio. Per questo occorre mettere ordine. E chiudere le porte girevoli: non si può essere magistrati, poi politici, poi magistrati di nuovo, poi magari politici”.
Uno degli uomini più vicini a Maresca, Michele Riggi, sostiene che qualcuno di Italia Viva sta bussando alla loro porta.
“Riggi parli di cose che non conosce: la politica non si inventa da un giorno all’altro. E, evidentemente, non è nelle sue corde”.
Sono civici. E aperti a tutti. A destra e a sinistra.
“Tant’è che molti che si volevano candidare con Maresca ora lo faranno con Manfredi. Ma il fatto è un altro. E riguarda tutti: non ci sono più schieramenti militarizzati. Dentro al Pd, diversi non seguono Bassolino? E dentro il Movimento 5 Stelle mica sono tutti per Manfredi?”
Si salvi chi può.
“Non ci sono più le strutture di partito di una volta che sapevano mantenere nella stessa comunità anche chi la pensava diversamente e magari accettava di ingoiare il boccone amaro di stare all’opposizione. Ora decidono gli elettori”.
A proposito. Perchè Italia Viva è inchiodata al 2%?
“Io posso dire che a Napoli, alle elezioni dello scorso anno, siamo andati al 7%”.
Renzi, infatti, le dovrebbe una statua d’oro.
“Eh! Ma il tema è stare sulle cose. La pandemia ci ha dato poco tempo per strutturaci. Ora bisogna organizzarci meglio”.
Renzi è contento di Manfredi?
“Sì. Anche se abbiamo sostenuto le primarie come metodo di scelta del candidato sindaco. E diversi, nel partito, erano per presentarci al primo turno da soli, con il nostro candidato Gennaro Migliore candidato sindaco”.
Poi c’è stato il Patto per Napoli.
“Una forzatura. Ma che ha portato a Gaetano Manfredi. E le cose, con lui in campo, sono cambiate”.
Anche per Migliore?
“Anche per lui, che è stato sempre un politico realista e non vuole fare battaglie di testimonianza”.
Manfredi ha preferito non dare alcun giudizio pubblico sull’operato di De Magistris a Palazzo San Giacomo. Se ne è meravigliata?
“No, è nel suo stile. Ma su De Magistris, l’altro giorno alla prima riunione di coalizione, non ha certo espresso un giudizio positivo”.
Vorrà recuperare i Verdi. E Sergio D’Angelo.
“I Verdi sono stati sempre nel nostro tavolo. D’Angelo da tempo ha preso le distanze dall’amministrazione De Magistris”.
Un giudizio non positivo lo ha dato anche Teresa Bellanova, presidente nazionale di Italia Viva, per Enrico Letta: “Il Pd candida le donne solo al sacerdozio”.
“In altri tempi, tutte le donne si sarebbero unite attorno al Family Act di Elena Bonetti. Ricordo ancora la battaglia comune in Parlamento che feci anche con Alessandra Mussolini per far sì che la violenza sulle donne passasse tra i reati contro la persona. Indimenticabile il suo gesto di minaccia “Ti faccio un c… così” a un malcapitato suo collega di partito”.
Oggi, invece?
“Oggi, invece, da parte delle donne del Pd c’è una reazione solo apparente: più che l’appartenenza di genere, per loro conta l’appartenenza alla corrente di partito”.
Letta, come prima cosa da segretario, ha preteso due capigruppo donne.
“Solo un escamotage per eliminare due esponenti di una corrente che non appartiene al segretario”
Vede in giro una nuova Graziella Pagano?
“Vedo tante donne bravissime impegnate nella società più che in politica, purtroppo. Mi rivedo molto in Maria Elena Boschi, però. Anche se alla sua età ero più incazzosa”.
E’ stata bella determinata anche nella sua esperienza da assessore a Palazzo San Giacomo. Ma Maresca sostiene che Napoli sconta 35 anni di immobilismo.
“Maresca dovrebbe saper distinguere. Certo, il centrosinistra a Napoli ha fatto anche degli errori. Bassolino ha fatto bene a sottolinearlo a Bagnoli, ad esempio”.
Ancora Riggi a sostegno del progetto civico di Maresca: “Governare Napoli è come governare un condominio appena appena più grande”.
“Per carità. La terza città italiana? Una capitale europea? Un’area metropolitana di 3 milioni di abitanti?”
Tra le prime cose di Italia Viva per governarli al meglio.
“In città, tra l’altro, rimettere mano alla riforma delle Municipalità: si deve andare fino in fondo per un vero decentramento dei servizi. Si deve mirare a una vera autonomia, tagliando i rami secchi. E poi creare una nuova classe dirigente”.
Il primo appello della sua campagna elettorale.
“Alla borghesia: la città, dopo la pandemia, ha davanti a sè scelte fondamentali da compiere. Nessuno può rimanere nel salotto di casa sostenendo che ‘il fatto non è suo’. Ora più che mai, se non ci si occupa di politica, è la politica che in ogni caso si occuperà di te. Stamattina, proprio su questo, ho avuto una discussione. E mi sono fatta afferrà pè pazza“.